Così il “Primitivo” organizzava lo spaccio di droga: l’operazione “Araneo” sgomina grossa rete della “Società” -VIDEO-
Una rete di spaccio di droga contigua alla “Società” foggiana, con mire espansionistiche anche in Molise e in Abruzzo oltre che sbocchi sul mercato garganico, è stata sgominata grazie all’operazione “Araneo” condotta dalla Direzione distrettuale antimafia di Bari e dai reparti speciali del Comando provinciale dei carabinieri e coordinata dalla Procura della Repubblica di Bari. Sedici le persone arrestate su ordinanza emessa dal gip. Contestata in particolare l’associazione per delinquere dedita al traffico di sostanze stupefacenti, nella cui disponibilità c’erano anche armi e munizioni.
L’attività d’indagine trae origine dalla vicenda estorsiva che ha visto coinvolto un noto imprenditore foggiano, “taglieggiato” in particolare da alcuni esponenti di spicco della “Società foggiana”, riconducibili specificamente alla batteria Moretti-Lanza-Pellegrino.
Nel corso della prima fase delle investigazioni svolte parallelamente ad alcuni elementi indiziari riguardanti il reato di tentata estorsione erano emersi in maniera consistente anche numerosi elementi di colpevolezza a carico dei soggetti destinatari del provvedimento cautelare in questione, responsabili di far parte di una consolidata associazione a delinquere finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti con a capo Gianfranco Bruno, detto “Il Primitivo”, cognato di Rodolfo Bruno, già ritenuto cassiere della criminalità organizzata foggiana, assassinato in un agguato in stile mafioso, a Foggia, nel 2018.
Gianfranco Bruno, grazie ad una spartizione delle zone di “influenza” in seno alla “Società, era a capo di un proprio sodalizio con base logistica ed operativa ubicata a Foggia, con un “raggio d’azione” che abbracciava l’intero hinterland dauno, di cui inoltre fanno parte diversi pregiudicati di spicco della criminalità foggiana come Albanese Giuseppe, Lombardi Maurizio, Valletta Luigi, D’Atri Giovanni e Aprile Maurizio.
Le investigazioni del Nucleo investigativo dei carabinieri di Foggia, su diretto coordinamento della Direzione distrettuale antimafia di Bari dal 2016 al 2019, sono riuscite a ricostruire le mire espansionistiche del sodalizio in questione nel settore degli stupefacenti, che prevedevano, tra l’altro, la proiezione operativa in ambito extraregionale (in Abruzzo ed in Molise), oltre che in ambito provinciale, con particolare riferimento ai comuni di Vieste e Peschici, grazie soprattutto ai rapporti privilegiati intrattenuti con i referenti dei clan locali, tra i quali Pasquale Notarangelo, verosimile vittima di “lupara bianca”, nipote del più noto Angelo Notarangelo, detto “cintaridd”, assassinato in un agguato in stile mafioso avvenuto, nel 2015, a Vieste.
La base logistica del sodalizio in questione era stata stabilita all’interno dell’abitazione di Gianfranco Bruno, frequentata sistematicamente dai sodali, che la consideravano una sorta di “baluardo inespugnabile”, alla luce proprio della caratura criminale dello stesso Bruno, e che veniva quindi utilizzata come luogo di incontro per la pianificazione e l’elaborazione delle strategie criminali del gruppo.
Tale “covo” era ritenuto difatti un luogo sicuro ed allo stesso tempo strategico per gli equilibri criminali del capoluogo dauno, al punto tale da essere frequentato anche dai maggiori esponenti delle diverse batterie della “Società foggiana”, tra cui spiccavano anche Roberto Sinesi, Giuseppe Spiritoso e il figlio Lorenzo, la cui presenza è stata cristallizzata grazie alle videoriprese registrate da un fitto sistema di telecamere accuratamente predisposto, nonché dalle intercettazioni ambientali che hanno permesso – a loro volta – di acquisire numerosi elementi di colpevolezza sia per ciò che concerne il traffico degli stupefacenti, sia per ciò che riguarda le strategie criminali.
Le investigazioni sviluppate hanno permesso complessivamente di sequestrare al sodalizio criminale armi, munizioni e grossi quantitativi di hashish, marijuana e cocaina, oltre a 2700 euro ritenuti proventi illeciti dell’attività di spaccio.
Il gruppo criminale monitorato con la suddetta attività di indagine ha potuto contare su un “bacino di utenza” affidabile e stabile per soddisfare il quale, non a caso, Gianfranco Bruno ha dovuto disporre di un numero consistente di fornitori, al fine così di garantire una disponibilità costante di sostanza stupefacente, in buona parte proveniente dalla “piazza” di Cerignola.
In numerose conversazioni intercettate tra gli appartenenti al gruppo criminale è emersa non solo la conoscenza delle sostanze stupefacenti più richieste sulla “piazza” dello spaccio della droga, ma anche di quelle considerate più pregiate, come ad esempio la “Louis Vuitton” e “SD”, che sono specificatamente delle particolari qualità di hashish, così chiamate convenzionalmente per il marchio impressovi sopra.
L’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del Tribunale di Bari, su richiesta della Dda, ha permesso in definitiva di colpire il predetto gruppo criminale a seguito di un’attività di investigazione complessa, connotata da un lavoro minuzioso degli inquirenti, che hanno in particolare intessuto in maniera paziente una “tela invisibile” intorno al sodalizio.