Foggia: Un duro colpo per D’Alba confermata l’interdittiva antimafia per Le Tre Fiammelle

Foggia – Il Consiglio di Stato ha confermato, con sentenza del 10 aprile 2025, l’interdittiva antimafia disposta dalla Prefettura di Foggia nei confronti della cooperativa “Le Tre Fiammelle”, storica realtà del capoluogo dauno nel settore dei servizi integrati per la sanità pubblica. Una decisione che segna un punto di svolta significativo e che rappresenta un duro colpo per D’Alba, titolare sia della cooperativa in questione che della società La Lavit.

Nonostante il ricorso presentato dopo il provvedimento dell’ex Prefetto Valiante, il massimo organo della giustizia amministrativa ha dato piena ragione alla Prefettura e alle autorità statali, rafforzando l’azione dello Stato nella lotta contro l’infiltrazione mafiosa nel tessuto economico foggiano.

Le motivazioni della sentenza

Alla base dell’interdittiva, il rischio concreto di infiltrazione mafiosa da parte della Società foggiana, espressione locale della cosiddetta “Quarta Mafia”, sempre più radicata nella realtà imprenditoriale della Capitanata. Le indagini condotte, e ora cristallizzate in sede giudiziaria, avrebbero infatti fatto emergere rapporti sospetti tra i vertici della cooperativa e noti esponenti della criminalità organizzata.

Il vicepresidente della cooperativa, in particolare, sarebbe risultato in rapporti di “contiguità soggiacente e poi compiacente” con ambienti mafiosi, come evidenziato da intercettazioni ambientali, condotte ambigue e un documento chiave: un foglio rinvenuto durante una perquisizione nel 2018, nel quale si indicava che la cooperativa fosse soggetta a un’estorsione regolare – una sorta di “tassa di protezione” concordata con la criminalità, pari a 4000 euro ogni tre mesi, cifra confermata dal collaboratore di giustizia Francavilla.

Uno scenario preoccupante

La sentenza, oltre a sancire la legittimità dell’interdittiva, getta luce sull’inquietante permeabilità di alcune realtà economiche ai condizionamenti criminali. È un campanello d’allarme anche per gli appalti pubblici gestiti in Puglia e Basilicata, dove la cooperativa era attiva con contratti milionari.

Resta da capire ora come si muoveranno le autorità competenti. Gli appalti già assegnati verranno revocati? Le amministrazioni pubbliche continueranno a vigilare con la stessa fermezza? “Le Tre Fiammelle” sarà considerata un soggetto da monitorare costantemente?

Prospettive future

Le implicazioni di questa sentenza sono molteplici. Da un lato, la conferma dell’interdittiva rappresenta un segnale forte e chiaro da parte dello Stato contro ogni tentativo di infiltrazione mafiosa. Dall’altro, apre interrogativi sulla vulnerabilità del sistema degli appalti pubblici e sulla capacità delle istituzioni di prevenire in modo tempestivo situazioni simili.

Ma D’Alba si trova ora in una posizione estremamente delicata, con le sue aziende sotto i riflettori e il rischio concreto di vedere compromessa la propria attività imprenditoriale. Intanto, il messaggio è chiaro: la lotta alla criminalità organizzata passa anche – e soprattutto – attraverso il controllo rigoroso dell’economia legale.

Vedremo nei prossimi mesi se le amministrazioni locali sapranno agire con coerenza e responsabilità. Perché, come dimostra questa vicenda, la legalità non è un’opzione: è una scelta quotidiana.

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