Ludovico Vaccaro lascia Foggia: ”Perché ha strigliato l’università e l’associazione degli industriali?”
Dopo otto anni alla guida della Procura della Repubblica di Foggia, Ludovico Vaccaro lascia la Capitanata per trasferirsi a Lecce. Magistrato nato a Foggia 64 anni fa, ha iniziato la sua carriera come sostituto procuratore sotto la guida di Vincenzo Russo, per poi assumere il ruolo di Procuratore a Larino, in Molise, prima del ritorno nella sua città nel 2017.
Il suo mandato è stato segnato da un’imponente attività investigativa contro la criminalità organizzata e la corruzione amministrativa, in un territorio tra i più complessi d’Italia sotto il profilo della legalità. Tra le sue indagini più importanti spicca quella sulla strage mafiosa di San Marco in Lamis, un brutale regolamento di conti in cui persero la vita due vittime innocenti, i fratelli Luigi. Un’indagine portata avanti con determinazione e professionalità, grazie anche alla collaborazione di una squadra altamente qualificata di Carabinieri.Poi sul maltrattamento dei pazienti al Don Uva dove non si sa come terminerà.Ha gestito molte situazioni ibride dov’è c’era un conflitto tra alcuni investigatori delle diverse forze di polizia che è riuscito a controllare.
Otto anni per combattere la mala erba
Nel corso della sua esperienza alla Procura di Foggia, Vaccaro ha messo al centro della sua azione la lotta contro la criminalità organizzata, portando avanti arresti, sequestri patrimoniali e inchieste su estorsioni, traffico di droga e infiltrazioni mafiose nell’economia locale. La sua attenzione si è concentrata anche sulle collusioni tra politica e criminalità, un fenomeno che ha denunciato più volte pubblicamente.
Vaccaro non ha mai nascosto la sua preoccupazione per la gestione della cosa pubblica, chiedendo maggiore attenzione da parte delle istituzioni e interventi mirati per migliorare la qualità della vita dei cittadini foggiani. Tuttavia, spesso i suoi appelli sono caduti nel vuoto o, come lui stesso ha sottolineato, la situazione è addirittura peggiorata.
Nel suo discorso di commiato, ha lanciato un messaggio chiaro: ora tocca all’Università di Foggia e all’Associazione degli Industriali assumersi le proprie responsabilità. Un monito che apre interrogativi e riflessioni.
Un messaggio tardivo?
La domanda che molti si pongono è: perché Vaccaro ha aspettato fino ad oggi per “strigliare” il mondo accademico e imprenditoriale foggiano? Se il problema era noto da tempo, perché non è intervenuto prima, seguendo l’approccio del suo maestro Vincenzo Russo?
Alcuni osservatori si chiedono se le sue parole siano state un segnale d’allarme tardivo o una presa di coscienza maturata solo negli ultimi anni. Altri, invece, vedono nel suo discorso un atto di responsabilità, un ultimo tentativo di stimolare una reazione prima della sua partenza.
La domanda resta aperta: il suo messaggio sarà raccolto o resterà inascoltato?
Un’eredità pesante
Ora che Vaccaro lascia la guida della Procura, la Capitanata si trova di fronte a una sfida cruciale: proseguire sulla strada della legalità o rischiare di tornare indietro. La magistratura ha compiuto passi importanti, ma senza un cambiamento culturale e una presa di posizione forte da parte del mondo accademico e imprenditoriale, il rischio di un’involuzione è concreto.
Il suo messaggio finale è chiaro: non basta arrestare i criminali, bisogna spezzare il sistema che li alimenta.
Chi raccoglierà questa sfida?