Bari:Migranti nel Cara di Palese “Un limbo inaccettabile tra attese infinite e condizioni di vita insostenibili”
Un grido di denuncia e una richiesta di dignità. I migranti ospiti del Centro per richiedenti asilo (Cara) di Palese, a Bari, hanno inviato una lettera al prefetto per evidenziare la loro difficile condizione. Tra ritardi nella valutazione delle richieste d’asilo e condizioni di vita precarie, la situazione all’interno del centro appare drammatica e lontana dal rispetto dei diritti umani.
Attese interminabili per i colloqui
«Quando siamo arrivati ci è stato comunicato che il tempo di attesa doveva essere compreso tra i tre e i sei mesi» scrivono i migranti, «ma molti di noi aspettano da oltre un anno e non abbiamo ancora ricevuto un appuntamento con la commissione». L’incertezza sui tempi e la mancanza di risposte lasciano i richiedenti asilo in un limbo mentale e fisico «distruttivo», impedendo loro di costruire un futuro o di avere la libertà di movimento necessaria per una vita dignitosa.
Condizioni di vita precarie
I migranti denunciano gravi carenze strutturali e igieniche all’interno del Cara. «I bagni erano sporchi, allagati e senza acqua calda», hanno sottolineato nella lettera, precisando che solo di recente ci sono stati lievi miglioramenti. Tuttavia, i problemi principali persistono.
I container in cui molti di loro dormono «sono piccole strutture metalliche dove otto o dieci persone condividono lo spazio, costrette a dormire in letti a castello, senza alcuna privacy». Inoltre, le condizioni igieniche restano critiche: «Viviamo con infestazioni di scarafaggi, topi e cimici».
Il dramma del lavoro sfruttato
Un’altra questione spinosa riguarda il lavoro agricolo, cui molti migranti si dedicano. «È vergognoso che si continui a sfruttare i residenti del Cara come lavoratori agricoli» denunciano. Nonostante i cancelli del centro ora si aprano alle 4:30 del mattino, per permettere agli ospiti di recarsi al lavoro, le condizioni lavorative sono spesso precarie: molti operano senza contratto, senza busta paga e senza protezione legale o medica, esponendosi a rischi altissimi.
La morte di Bangaly Soumaoro: un campanello d’allarme
Il 4 novembre scorso, Bangaly Soumaoro, un migrante di 33 anni ospite del Cara, è morto in ospedale. La tragedia, per la quale sono indagati nove operatori sanitari, ha scosso profondamente la comunità e le associazioni locali. A seguito di questa vicenda, i migranti hanno intrapreso diverse iniziative, tra cui la lettera protocollata in Prefettura e la pubblicazione di un video che documentava lo stato di degrado dei bagni.
Le richieste dei migranti
Nella lettera, i richiedenti asilo avanzano alcune richieste precise:
- Tempi certi per i colloqui con la commissione, da concludersi entro sei mesi dall’ingresso nel Cara.
- Migliori condizioni di vita all’interno del centro, con alloggi più grandi e dignitosi.
- Una fine dello sfruttamento lavorativo, garantendo contratti regolari e protezioni legali.
La situazione del Cara di Palese rappresenta un’emergenza umanitaria e sociale che non può più essere ignorata. Le istituzioni sono chiamate a intervenire con urgenza, non solo per garantire condizioni di vita adeguate ai richiedenti asilo, ma anche per rispettare i principi fondamentali di dignità e giustizia. I migranti non chiedono privilegi, ma il diritto a una vita che non sia segnata da abbandono e sfruttamento.