Basilicata-Potenza: Processo per Falso e Abuso d’Ufficio al San Carlo Tra Denunce e Riforme Legislativi

Un lungo iter giudiziario è nato dalle denunce reiterate di un medico, culminando in un processo penale per reati di falso e abuso d’ufficio. Gli imputati sono figure di spicco dell’Ospedale San Carlo di Potenza: l’ex primaria di Neonatologia, dottoressa Gizzi; l’attuale direttrice del reparto, dottoressa Simona Pesce; gli ex direttori generali Rocco Maglietta e Massimo Barresi; l’ex direttore sanitario Antonio Picerno; l’ex direttrice delle Risorse Umane Patrizia Vinci; l’ex direttrice amministrativa Maddalena Berardi; e il direttore della Pediatria di Melfi, Saverio De Marca.

La Testimonianza Chiave e il Ruolo di Schettini

Nel corso delle udienze, un momento cruciale è stata la deposizione del dottor Sergio Schettini, testimone della difesa e, secondo i verbali, convivente more uxorio della dottoressa Pesce. Schettini ha assunto la responsabilità di alcune scelte contestate nell’inchiesta, un dettaglio che ha suscitato attenzione.

Un altro elemento di rilievo è il video del 2019, già noto al pubblico e agli atti del pubblico ministero. Il Tribunale ha deciso di acquisire il filmato, ritenuto dalla difesa una semplice “suggestione”. Tuttavia, resta cruciale per comprendere i fatti oggetto del processo.

La Riforma Nordio e l’Abuso d’Ufficio

La svolta più significativa è avvenuta il 28 novembre 2024, quando il reato di abuso d’ufficio è stato stralciato dal procedimento, in seguito all’entrata in vigore della riforma Nordio. L’abolizione di questo reato ha suscitato un ampio dibattito, aprendo scenari preoccupanti per la tutela dell’interesse pubblico.

Con questa riforma, i pubblici funzionari non rischiano più sanzioni penali per scelte discrezionali che favoriscono persone a scapito delle regole, purché non vi siano violazioni specifiche di altre norme. Questo, secondo molti osservatori, potrebbe facilitare nomine arbitrarie e favori, compromettendo la meritocrazia.

Un Vuoto nella Tutela del Merito

L’abolizione del reato di abuso d’ufficio lascia un vuoto nella protezione del merito e della legalità nella Pubblica Amministrazione. La riforma è stata giustificata con l’esigenza di snellire l’azione amministrativa, evitando la “paura della firma” che, secondo i promotori, paralizzava molti funzionari. Tuttavia, resta il dubbio su chi tutelerà ora l’interesse pubblico, dato che il ricorso al giudice civile, per il cittadino danneggiato, è un percorso lungo e spesso poco efficace.

Conclusioni

Il processo in corso al San Carlo rimane emblematico di una questione più ampia: il bilanciamento tra efficienza amministrativa e garanzie di legalità. Mentre il procedimento penale prosegue, resta l’interrogativo su come il sistema possa assicurare trasparenza e merito, in un contesto normativo che ha rimosso uno degli strumenti chiave di controllo.

La Basilicata, come altre regioni, si prepara ad affrontare questa nuova era, in cui la gestione della cosa pubblica rischia di essere ancor più soggetta a pressioni e interessi personali, senza più il deterrente dell’abuso d’ufficio.

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