La riflessione anonima di un ex magistrato antimafia sul mercato delle informazioni riservate e le falle del sistema
In un contesto in cui la conoscenza e l’accesso alle informazioni rappresentano potere, la riflessione di un ex magistrato antimafia getta luce su un fenomeno pericoloso e sottovalutato: il mercato delle informazioni riservate. Questo mercato, sostiene il magistrato, non è affatto una novità ma, al contrario, ha sempre avuto una certa vitalità. Oggi, tuttavia, gode di facilitazioni mai viste prima, grazie all’estrema vulnerabilità dei sistemi informatici e alla privatizzazione della loro gestione, inclusi quelli di sedi istituzionali. Un ulteriore incentivo è rappresentato dalla corruzione dilagante, un male che sembra trovare sempre nuovi spiragli di infiltrazione e continua a minare la sicurezza dei dati sensibili.
Le nuove minacce digitali e il rischio della privatizzazione
L’ex magistrato, pur preferendo l’anonimato, sottolinea come i dati istituzionali, particolarmente quelli strategici, siano diventati più esposti agli accessi non autorizzati. La gestione privata dei sistemi informatici nelle istituzioni, spesso portata avanti senza controlli adeguati e con livelli di sicurezza insufficienti, ha finito per creare falle attraverso cui informazioni delicate possono essere trafugate e messe in vendita sul mercato nero. Questa situazione, unita all’aumento degli attacchi informatici sempre più sofisticati, espone lo Stato a rischi gravissimi, mettendo a repentaglio la sicurezza delle sue operazioni e dei suoi cittadini.
L’intervento del Professor Marco Gambaro: una questione di accountability e gestione interna
Anche il Professor Marco Gambaro, esperto di Economia dei Media presso l’Università Statale di Milano, è intervenuto sulla questione, evidenziando le falle strutturali e organizzative nei sistemi di sicurezza statali. Gambaro sostiene che il problema non risieda tanto nella mancanza di autorizzazioni speciali per accedere ai dati riservati, quanto nella debolezza dei processi di monitoraggio e verifica.
Secondo Gambaro, è essenziale che vi sia una vera accountability, intesa come capacità di rispondere e giustificare il proprio operato, e un sistema di controllo indipendente che non sia subordinato alle indagini giudiziarie. Le falle riscontrate derivano in buona parte da una mancanza di delega e controllo efficace, un problema che va al di là delle semplici misure informatiche. La sua analisi lascia intendere che l’efficienza delle strutture dipende maggiormente da un buon sistema di gestione interna, capace di identificare le responsabilità in modo tempestivo e di intervenire prontamente per correggere eventuali deviazioni o abusi.
Il mercato delle informazioni riservate: un giro d’affari da milioni di euro
Per comprendere l’entità economica di questo commercio illecito, Gambaro fornisce una stima approssimativa: si parla di un fatturato complessivo di circa 3 milioni di euro, un importo che, seppur significativo, non suggerisce un mercato gigantesco. Le informazioni riservate potrebbero, dunque, essere vendute a prezzi relativamente bassi, il che lascia aperta la possibilità che la loro effettiva rilevanza sia limitata, o che vi siano importanti flussi di denaro nascosti.
Tuttavia, vi è anche la possibilità che il mercato sia molto più ampio e complesso di quanto appare a prima vista, con transazioni difficilmente rintracciabili. In entrambi i casi, si tratta di un giro d’affari che non può essere trascurato: la vendita di informazioni strategiche, infatti, apre un varco verso nuove forme di criminalità organizzata, in cui il potere passa dalla forza al controllo dell’informazione.
L’importanza di un cambio di paradigma nella gestione delle informazioni
Le riflessioni dell’ex magistrato antimafia e del Professor Gambaro pongono l’accento sulla necessità di un cambio di paradigma. Non basta rafforzare le barriere tecnologiche: occorre ripensare le strutture organizzative e aumentare il livello di trasparenza e controllo interno, in modo da costruire un sistema più resiliente alle minacce di corruzione e alle debolezze operative. Questo mercato nero delle informazioni non è soltanto una questione di sicurezza digitale, ma una vera e propria sfida per lo Stato di diritto e per la democrazia.