Lecce:Chi è Schiano la “talpa” di Lecce e i dettagli dell’indagine sul presunto giro di corruzione
Giuliano Schiano, investigatore in servizio presso la Direzione Investigativa Antimafia (Dia) di Lecce, è uno dei nomi di spicco nell’indagine della Direzione Distrettuale Antimafia di Milano. Secondo quanto emerso, Schiano avrebbe accettato pagamenti regolari, ammontanti a circa 1.300 euro mensili, in cambio di informazioni riservate estratte da database protetti. Gli inquirenti ritengono che il rapporto tra Schiano e l’organizzazione fosse di natura corruttiva e stabile, con il sospetto di una collaborazione prolungata e sistematica.
Precauzioni e sospetti: Schiano definito “paranoico”
A differenza di altri coinvolti, Schiano ha mantenuto un comportamento più cauto e riservato. Secondo gli stessi vertici dell’organizzazione, l’investigatore mostrava una prudenza quasi “paranoica”, prendendo precauzioni per evitare di esporsi. Questa cautela ha spinto uno dei principali sospettati, Giulio Cornelli, a viaggiare due volte in Puglia nel 2023 per incontrare Schiano di persona: la prima volta a Lecce nel febbraio 2023 e, successivamente, a Bari nell’ottobre dello stesso anno.
Il quadro delle indagini e le accuse
L’inchiesta, documentata in una corposa ordinanza di custodia cautelare di 518 pagine, delinea un quadro dettagliato di un presunto sistema criminale radicato e organizzato. Gli investigatori hanno scoperto un’infrastruttura professionale che si avvaleva di strumenti tecnologici per condurre attività di investigazione privata, sfruttando sistematicamente l’accesso abusivo ai sistemi informatici del Ministero dell’Interno e delle forze dell’ordine. Questi sistemi, che contengono dati sensibili e relativi alla sicurezza pubblica, sono normalmente inaccessibili ai privati e protetti da rigide misure di sicurezza.
Accessi abusivi e reati ipotizzati
L’indagine, condotta dai carabinieri sotto la supervisione dei pm Francesco De Tommasi della Dda di Milano e Antonello Ardituro della Dna, ha messo in luce un “numero incalcolabile” di accessi abusivi a sistemi protetti. Le accuse rivolte a Schiano e agli altri indagati comprendono associazione a delinquere, intercettazioni illegali, accesso abusivo a sistema informatico, corruzione e violazione di segreto.
Le prove raccolte – che includono intercettazioni telefoniche, telematiche e ambientali – danno un’idea della portata del presunto giro di corruzione e delle tecniche utilizzate per estrarre, manipolare e distribuire le informazioni riservate. La complessità e l’organizzazione dell’attività illecita, unite alla sistematicità degli accessi non autorizzati, mettono in luce un presunto modus operandi che, se confermato, rappresenterebbe un grave attacco alla sicurezza dei dati pubblici e al corretto funzionamento delle istituzioni di giustizia.