La DDA di Bari e le dichiarazioni dei pentiti Francavilla tra omicidi, estorsioni e alleanze mafiose

Le indagini della Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) di Bari, supportate dalle recenti confessioni dei fratelli Giuseppe e Ciro Francavilla, stanno fornendo un quadro sempre più dettagliato delle dinamiche interne alla criminalità organizzata foggiana. Le dichiarazioni rilasciate da Giuseppe Francavilla, ex boss del clan Sinesi/Francavilla, rappresentano un passaggio cruciale nelle indagini in corso contro le cosche mafiose attive tra Bari, Foggia e il Gargano. Alcune di queste testimonianze sono già state rese pubbliche, altre restano segretate per future operazioni investigative. L’obiettivo è, infatti, quello di tutelare sia gli informatori sia l’efficacia delle indagini ancora in corso.

Le faide interne e le alleanze tra clan

Dalle dichiarazioni pubblicate da fonti come La Gazzetta del Mezzogiorno, emerge un quadro complesso di faide e alleanze tra le diverse “batterie” della mafia foggiana. I Francavilla hanno raccontato di come le fazioni rivali si siano alleate in diverse occasioni per spartirsi il monopolio della droga e delle estorsioni, ma si siano anche scontrate violentemente per eliminare personaggi scomodi. Giuseppe Francavilla ha sottolineato come i giovani affiliati delle famiglie mafiose stiano cercando di risolvere i conflitti senza coinvolgere direttamente le nuove generazioni, per non compromettere il lucroso mercato della droga e delle estorsioni.

Le nuove leve e il futuro della mafia foggiana

Un aspetto particolarmente rilevante delle confessioni è l’evidenza che i giovani membri dei clan stiano cercando di mantenere un certo distacco dai conflitti interni alle famiglie storiche. La loro preoccupazione principale è garantire la continuità dei profitti illeciti, cercando di evitare scontri inutili che possano destabilizzare il controllo del territorio. Tuttavia, nonostante questi tentativi di mantenere la pace, il conflitto tra le diverse batterie rimane intenso, con periodi di apparente tranquillità interrotti da episodi di violenza.

Gli omicidi e gli agguati sventati

Le dichiarazioni di Giuseppe Francavilla sono particolarmente dettagliate quando si tratta di omicidi e tentati omicidi. Egli ha riferito di vari episodi, tra cui i tentativi falliti di eliminare Rocco Moretti, storico capo del clan Moretti/Pellegrino/Lanza, e Mario Luciano Romito, altro esponente di spicco della mafia del Gargano. Questi tentativi avvennero nel 2016, in un periodo di forti tensioni tra i clan Sinesi/Francavilla e Moretti, culminato in una serie di agguati, con tre morti e undici feriti o scampati.

In un’altra dichiarazione, Francavilla racconta di un incontro avvenuto tra lui e Rocco Moretti, durante il quale si cercò di trovare una soluzione pacifica ai conflitti tra i clan. Tuttavia, la tregua fu di breve durata, e i rapporti tornarono a deteriorarsi rapidamente, con un nuovo ciclo di vendette e violenze. Le testimonianze evidenziano come i rapporti tra i clan fossero spesso influenzati da eventi imprevisti, come il ferimento o l’arresto di figure chiave, e come le alleanze fossero estremamente fragili.

Estorsioni e la protezione dei nomi

Una parte delle dichiarazioni dei Francavilla riguarda anche le estorsioni. In particolare, Giuseppe Francavilla fa riferimento a un lungo elenco di imprenditori coinvolti in pagamenti estorsivi, tra cui anche costruttori, i cui nomi, tuttavia, non sono stati resi pubblici. Si ipotizza che la segretezza sia stata mantenuta per proteggere gli informatori o per evitare di compromettere le indagini ancora in corso. Resta il dubbio se questi imprenditori verranno accusati di non aver denunciato le estorsioni, come già avvenuto in altri casi.

Il processo “Decimabis” e le prospettive future

Le dichiarazioni dei fratelli Francavilla sono state recentemente depositate nel processo d’appello “Decimabis”, che vede coinvolti dodici imputati condannati in primo grado per mafia, estorsioni e usura, con pene complessive che superano i 130 anni di reclusione. Questo processo potrebbe rappresentare solo la punta dell’iceberg, poiché il materiale fornito dai pentiti apre la strada a nuove indagini e operazioni contro la criminalità organizzata. Resta da vedere se le autorità riusciranno a identificare e colpire anche le nuove generazioni di mafiosi che hanno preso il posto dei vecchi boss, garantendo una continuità al sistema criminale.

Il racconto di Giuseppe Francavilla rappresenta una testimonianza diretta e precisa di come la mafia foggiana operi, tra alleanze mutevoli, conflitti interni e interessi economici. La sua descrizione del tentato omicidio di Rocco Moretti e delle dinamiche interne alla “Società foggiana” getta luce su un sistema criminale complesso, dove guerra e pace coesistono in un delicato equilibrio di potere.

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