Bari:Codice Interno La candidata alle elezioni comunali e i legami con il clan Parisi

La vicenda che coinvolge la moglie di Nicola Parisi, cognata del boss mafioso Savino Parisi, riporta alla luce la pervasività dei legami tra la politica locale e il crimine organizzato nel quartiere Japigia di Bari. Le indagini della magistratura hanno rivelato un inquietante intreccio tra queste due realtà, grazie anche alla decrittazione di conversazioni riservate avvenute tra membri del clan Parisi-Palermiti attraverso la piattaforma criptata ‘SKY ECC’.

La conversazione ti notturna: sospetti e tensioni

È la notte tra il 26 e il 27 novembre 2020 quando Gianni Palermiti, figlio del capoclan Eugenio, e Michele Parisi, fratello del boss Savino Parisi, discutono animatamente di un presunto tradimento interno al clan. Gianni è furioso per alcune voci riportate dal cugino Antonino Palermiti, secondo cui la moglie di Nicola Parisi avrebbe commentato dei fatti di sangue, minacciando di rivelare informazioni compromettenti che avrebbero potuto far arrestare membri del clan: «Voglio appurare prima […] se è così è grave», dice Gianni, aggiungendo che se le accuse si rivelassero false, Antonino avrebbe pagato le conseguenze.

La tensione nella conversazione è palpabile, con Gianni che esige chiarezza e minaccia di agire contro chiunque avesse diffuso voci infondate. La questione, però, si complica ulteriormente quando emerge un dettaglio di particolare interesse: la donna al centro delle accuse si era candidata alle elezioni comunali di Bari nel 2019.

Le elezioni del 2019: la politica e la criminalità

La moglie di Nicola Parisi, cognata del boss Savino Parisi, si era candidata nel 2019 al 1° Municipio di Bari, rappresentando il quartiere Japigia, roccaforte del clan Parisi, nella lista civica “Sport Bari”, a sostegno del candidato sindaco del centrodestra Pasquale Di Rella. Anche se non risultò eletta, la sua candidatura sollevò domande sull’infiltrazione della criminalità organizzata nella politica locale.

In quel contesto, però, un altro nome si fece strada: Francesca Ferri, eletta consigliera comunale con la stessa lista. Tuttavia, Ferri fu arrestata nel 2022 con l’accusa di voto di scambio, a dimostrazione di come il confine tra politica e criminalità fosse ormai sfumato. Ferri, pur essendo stata eletta nel centrodestra, era passata al centrosinistra poco prima del suo arresto, aggiungendo un ulteriore strato di complessità alla vicenda.

La “chat sicura”: una finestra sull’evoluzione dei clan

Le conversazioni decrittate tramite la piattaforma ‘SKY ECC’ hanno offerto agli inquirenti una finestra privilegiata per comprendere l’evoluzione e le dinamiche interne del clan Parisi-Palermiti. Queste conversazioni, raccolte nell’ambito dell’operazione “Codice Interno” e utilizzate come prove nel processo attualmente in corso, testimoniano non solo la capillare presenza del crimine organizzato nel quartiere Japigia, ma anche il crescente utilizzo di tecnologie sofisticate per eludere le indagini delle forze dell’ordine.

Secondo gli inquirenti, queste prove dimostrano “l’inequivocabile esistenza e contestuale evoluzione dell’associazione criminale di stampo mafioso”, rivelando come i clan baresi si siano adattati ai tempi, ricorrendo a strumenti tecnologici avanzati per mantenere il controllo del territorio e gestire le loro attività illecite.

La storia della candidatura della cognata del boss Parisi e il suo coinvolgimento nelle dinamiche interne del clan getta luce su un fenomeno preoccupante: l’influenza della criminalità organizzata sulla politica locale. Mentre la giustizia fa il suo corso, è evidente che la lotta contro l’infiltrazione mafiosa nelle istituzioni democratiche rappresenta una sfida complessa e urgente, soprattutto in territori come Bari, dove il crimine organizzato ha radici profonde e legami consolidati.

L’operazione “Codice Interno” e le intercettazioni ottenute tramite ‘SKY ECC’ rappresentano un passo importante per smantellare queste reti di potere e riportare legalità in un contesto difficile e compromesso. Tuttavia, resta cruciale monitorare con attenzione il rapporto tra politica e criminalità, per prevenire nuove infiltrazioni e garantire un futuro più trasparente e giusto per la città di Bari.

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