Brindisi: Oscurata Pagina TikTok Che Esponeva Pentiti e Confidenti
Una pagina di TikTok intitolata “pentiti brindisini” ha suscitato grande allarme a Brindisi e in tutta Italia prima di essere oscurata dalle autorità. La pagina, gestita da un account anonimo, era dedita a pubblicare foto, nomi e stralci di verbali riguardanti collaboratori di giustizia e confidenti locali, mettendo a rischio la loro sicurezza e alimentando un clima di intimidazione e minaccia.
Fino alla sua chiusura, la pagina aveva raccolto oltre 1.640 follower e circa 2.500 “mi piace”, attirando migliaia di visualizzazioni sui suoi contenuti. Il post più visto, fissato in cima alla pagina, aveva raggiunto quasi 100.000 visualizzazioni. In questo post, l’amministratore anonimo avvertiva i lettori di non lamentarsi se le loro foto o quelle dei loro parenti fossero state pubblicate, giustificando questa violazione della privacy con il fatto che i soggetti in questione avevano “scelto” di diventare pentiti.
Il contenuto della pagina era di una gravità tale da attirare l’attenzione della Direzione Distrettuale Antimafia (Dda) di Lecce, che ha avviato un’inchiesta per stabilire eventuali responsabilità penali. Questa indagine si aggiunge alle altre già in corso su fenomeni simili, come quello delle videochiamate su Instagram del detenuto Cristian Tarantino, condannato per reati di mafia e droga.
Tra le informazioni condivise sulla pagina, spiccava il nome di Vito Di Emidio, noto con il soprannome di “Bullone”, che ha ammesso di aver commesso numerosi omicidi durante la sua militanza nella Sacra Corona Unita (Scu). La pagina includeva anche verbali firmati da collaboratori di giustizia, tra cui Massimiliano Morleo, le cui dichiarazioni hanno riaperto l’inchiesta sull’omicidio degli imprenditori Sergio Spada e Salvatore Cairo. Le rivelazioni di Morleo hanno portato all’arresto di Cosimo ed Enrico Morleo, suoi fratelli, accusati di aver ucciso i due imprenditori con l’aggravante della premeditazione e del metodo mafioso.
Nonostante la pagina fosse sotto i riflettori, con un servizio dell’emittente televisiva Antenna Sud a firma di Gianmarco Di Napoli che ne denunciava i contenuti, l’account ha continuato a pubblicare materiale sensibile, incluso un verbale reso da Morleo al pm della Dda di Lecce nel settembre 2021, che ha raggiunto oltre 34.000 visualizzazioni. La pagina conteneva inoltre accuse contro individui che avrebbero mantenuto contatti con Morleo, esponendo anche i loro nomi e dettagli personali.
Uno degli episodi più inquietanti riguardava un messaggio intimidatorio rivolto ad Adriano Stano, un nome legato al periodo in cui il Montenegro era una zona di latitanza. Il messaggio, carico di minacce, menzionava i figli di Stano in termini crudeli e violenti. Nonostante Stano abbia tentato di identificare il responsabile della pagina, sia attraverso un profilo falso che con le sue generalità, non è riuscito a scoprire chi si celasse dietro l’account.
La chiusura della pagina segna un passo importante nella lotta contro la criminalità organizzata e la protezione dei collaboratori di giustizia, ma l’episodio sottolinea anche la crescente sfida che le forze dell’ordine affrontano nel monitorare e contrastare le minacce digitali. Resta ora da vedere quali sviluppi emergeranno dall’indagine della Dda di Lecce, mentre la comunità di Brindisi continua a fare i conti con l’inquietante realtà di una criminalità che cerca nuovi strumenti per diffondere il terrore.