Roma:Il Conflitto tra Ministero e Regione Puglia sulla Gestione dell’Acqua: Il Caso della Legge 14


Il Conflitto tra Ministero e Regione Puglia sulla Gestione dell’Acqua,Il ministro Fitto mette in discussione la gestione dell’Acquedotto Pugliese.

La recente approvazione della legge regionale 14 del 28 marzo, proposta da Fabiano Amati di Azione, ha scatenato un acceso dibattito tra il Ministero degli Affari Regionali e la Regione Puglia riguardo alla gestione del servizio idrico integrato. Il Ministero si prepara a chiedere l’impugnazione della legge a Palazzo Chigi, sostenendo che il meccanismo disegnato dal Consiglio regionale potrebbe contenere rilevanti profili di incostituzionalità e non rispettare i vincoli di legge in materia di affidamento in-house.

La contestazione del Ministero si basa su due principali argomentazioni. In primo luogo, si sottolinea che la modifica della composizione della compagine sociale di Acquedotto Pugliese, prevista dalla legge 14, dovrebbe essere disciplinata da una legge dello Stato, e non da una legge regionale. Inoltre, si sollevano dubbi riguardo alla conformità del meccanismo proposto con i requisiti previsti dalla normativa europea per l’affidamento diretto del servizio idrico integrato. Il Ministero ritiene che il sistema del comitato di coordinamento inserito nella legge regionale non sia sufficiente a qualificare la società veicolo come società in-house di tutti i Comuni pugliesi, e quindi non consentirebbe l’affidamento diretto.

La Regione Puglia, da vent’anni impegnata nella gestione pubblica dell’acqua, ha elaborato la legge 14 come tentativo di mantenere il controllo pubblico sul servizio idrico integrato. Tuttavia, il Ministero degli Affari Regionali evidenzia le criticità del meccanismo proposto, che potrebbe aprire la strada all’ingresso dei privati nella gestione del servizio.

L’iter prevede ora una fase di interlocuzione informale tra il Dipartimento Affari Regionali di Palazzo Chigi e la Regione Puglia, per valutare la possibilità di recepire i rilievi ministeriali prima di attivare l’impugnativa della legge. In caso contrario, l’alternativa potrebbe essere un ricorso davanti alla Corte costituzionale.

Questa controversia mette in luce le complessità e le sfide legate alla gestione del servizio idrico integrato, e solleva importanti interrogativi sul futuro della politica idrica in Puglia. La Regione sarà chiamata a trovare una soluzione alternativa che garantisca la legalità e l’efficienza della gestione del servizio, nel rispetto dei vincoli normativi nazionali ed europei.

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