Foggia: Come garantire tutela adeguata e diretta fruizione della stele intitolata a Giovanni Panunzio?

Uno spettacolo indecoroso e vergognoso, di fronte al quale si resta sgomenti”, afferma Dimitri Lioi, pur consapevole che la piazza sia oggetto di un contenzioso tra il Comune di Foggia e il gestore del parcheggio Zurretti , tuttora pendente.

“Non è certo responsabilità dell’attuale Giunta, che, anzi, si è posta il problema e ha cercato di formulare alcune proposte migliorative”, osserva, ma gli interrogativi restano.

Come garantire tutela adeguata e diretta fruizione della stele intitolata a Giovanni Panunzio?
Che posizione intende prendere Ataf?
Che intende fare il concessionario privato e perché lasciare in stato di abbandono l’area e la stessa stele?”,

Sono le domande che si pone il presidente dell’associazione.

“Chiediamo che la sindaca di Foggia, in primis, prenda posizione in tal senso presso i soggetti interessati”. Anche avvicinarsi all’area sulla quale insiste la stele antimafia non è agevole.

L’associazione è pronta a rivolgersi alle massime Autorità, anche nazionali, ma prima chiede agli enti e ai soggetti interessanti “uno scatto in avanti per la città e per la comunità foggiana”, senza ulteriori indugi.

“Non è più possibile traccheggiare e lasciare in quello stato l’area e la memoria di Panunzio – afferma Dimitri Lioi -. Occorre ricordare, infatti, che onorare la memoria di una Vittima di mafia non è una cortesia che si fa al figlio di Giovanni Panunzio, Michele, alla sua famiglia, alla vedova oppure all’Associazione intitolata all’imprenditore simbolo nazionale della lotta al racket, ma significa che l’intera comunità di Foggia onora sé stessa nell’avere entro di sé un alto esempio come quello di Giovanni Panunzio, il quale, insieme ad altri illustri esempi, riscatta la città dalla cattiva e ingiusta nomea che ancora oggi troppo l’opprime. Non fare nulla, perdere tempo, lasciare quello scempio a cielo aperto davanti a tutte e tutti significa non praticare una vera e vivente memoria antimafia e cedere di nuovo di fronte alla prepotenza criminale e alla incultura che essa esprime”.

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