Carcere di San Severo :Cornetti al cioccolato con cellulare,i gusti diventano sempre piu prelibati e tecnologici.
Nonostante i divieti i controlli e le continue perquisizioni nelle celle i detenuti tentano sempre di farsi portare e introdurre cellulari grandi o piccoli per trasmette dalle carceri. La scoperta nel carcere di San Severo(FG) micro-cellulari, nascosti all’interno di cornetti al cioccolato, scoperti nei giorni scorsi dagli agenti di polizia penitenziaria nella casa circondariale.
Le continue verifica della Polizia Penitenziaria di cio’ che entra nelle carceri per i detenuti da parte dei famigliari,materiale vestiario o cibo ha permesso di rinvenire micro-telefonino. La piaga dei telefoni cellulari di dimensioni sempre più ridotte continua ad impegnare la Polizia Penitenziaria portandola a tenere la massima attenzione durante le operazioni di servizio.
Chiariamo :
Introdure cellulari nelle carceri, ora è un reato specifico: si rischiano condanne pesanti. Un reato ‘ad hoc’ per vietare e sanzionare l’introduzione di telefonini all’interno degli istituti penitenziari. E’ quello introdotto con il decreto sicurezza approvato in Consiglio dei ministri.
Metal detector e scanner ai raggi ‘x’, dispositivi in grado di rilevare la presenza di telefoni accesi, ma anche apparecchi ‘disturbatori’, che impediscono la ricezione di messaggi e altre comunicazioni tramite telefono. Il Ministero della Giustizia dichiara guerra all’introduzione degli smartphone nelle carceri e fornisce alla Polizia penitenziaria una serie di strumenti tecnologici per dare la caccia ai cellulari che vengono introdotti in modo illegale nelle strutture detentive. Un fenomeno , che continua a essere molto diffuso, basti pensare che nel 2019 ne sono stati trovati 1.886 e nella prima metà del 2020 (dati al 20 giugno) già 1.091. Addirittura a Secondigliano, nell’aprile scorso, la Polizia ha bloccato un drone che stava entrando nel cortile del carcere con a bordo sei telefoni cellulari e relative tessere Sim e caricabatterie.
Il sottosegretario di Stato per la Giustizia, Andrea Giorgis, che alla Camera ha risposto a due interrogazioni parlamentari presentate sull’argomento da Marco Silvestroni (Fdi) e da Stefania Ascari e Sabrina De Carlo (M5s).” Il fenomeno dell’introduzione illecita di telefoni cellulari è diffuso nelle carceri di tutta Italia, dal Nord al Sud. I telefoni vengono utilizzati per comunicare con l’esterno (grave soprattutto in caso di detenuti rinchiusi in regime di 41 bis) oppure anche per organizzare rivolte o proteste in carcere, come è successo di recente. I numeri parlano da soli”
Continua il sottosegretario”il Dipartimento penitenziario nella persona del Direttore responsabile Dott.Bernardo Petralia ha disposto l’acquisto di “200 rilevatori portatili di dispositivi elettronici a breve distanza di telefonia cellulare e dispositivi Bluetooth in grado di rilevare qualunque componente elettronico, anche circuiti stampati, tipo Sim card telefoniche, oltre che metalli classici e cacciaviti o utensili di piccole dimensioni; 65 rilevatori portatili di telefoni cellulari in grado di rilevare telefonate o invio di messaggi in corso (in particolare, rilevano trasmissioni nelle seguente bande: GSM, 3G, 4G, LTE, Bluetooth e Wi–Fi, a distanza, che variano in base alla tipologia della struttura); 40 disturbatori elettronici jammer usati di volta in volta in base alle necessità negli istituti penitenziari presenti nel territorio italiano”.
Lo ‘jammer’, spiega ancora il sottosegretario, “è uno strumento utilizzato per impedire ai telefoni cellulari di ricevere o trasmettere comunicazioni. Tali apparecchiature sono utilizzate principalmente in luoghi ove l’uso dei cellulari o di comandi a distanza su frequenza possono rappresentare un immediato pericolo. Le leggi italiane e di molti Paesi europei ne consentono l’uso solo alle Forze di Polizia”.
L’on. Giorgis, fa sapere”abbiamo creato uno specifico gruppo di lavoro composto da personale in servizio” presso la direzione generale del personale e delle risorse, la direzione generale detenuti e del trattamento e la direzione generale della formazione, “volto proprio ad analizzare la problematica in argomento e a incrementare lo standard delle misure da adottare, sia dal punto di vista tecnologico che organizzativo per un’efficace prevenzione e neutralizzazione del fenomeno. Le attività sono in corso”.