FOGGIA E VIESTE (FG): AVREBBE FAVORITO LA LATITANZA DEL MARITO TROIANO GIANLUIGI, AGEVOLANDO COSI’ IL CLAN “RADUANO”.

ARRESTATA DAI CARABINIERI DEL NUCLEO INVESTIGATIVO DI FOGGIA, DOPO L’APPELLO DELLA DDA DI BARI AL TRIBUNALE DELLA LIBERTA’ ED IL PRONUNCIAMENTO DI RIGETTO DELLA CASSAZIONE, LA MOGLIE DEL SUPER LATITANTE INSERITO NELL’ELENCO DEI PRIMI 100 IN ITALIA DI MASSIMA PERICOLOSITA’. SI “STRINGE IL CERCHIO” SUL 30ENNE VIESTANO EVASO DAI DOMICILIARI CIRCA UN ANNO E MEZZO FA.
Durante la giornata del 25.05.2023, i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Foggia hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare applicativa della misura degli arresti domiciliari, emessa dalla Sezione del Riesame delle Misure Cautelari del Tribunale di Bari dopo il rigetto del ricorso per Cassazione, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia del capoluogo, che ha diretto e coordinato le indagini dei militari dell’Arma, a carico della moglie del latitante TROIANO Gianluigi, ritenuta – allo stato del procedimento – gravemente indiziata di favoreggiamento aggravato dall’agevolazione dell’associazione mafiosa.
In particolare, gli investigatori dell’Arma, nell’ambito delle ricerche del 30enne di Vieste (FG), evaso dagli arresti domiciliari con applicazione del “braccialetto elettronico” – circa un anno e mezzo fa – da Campomarino (CB), dove era sottoposto a tale misura cautelare dal GUP di Bari per reati di criminalità organizzata di matrice mafiosa, attraverso complesse ed articolate investigazioni, dirette e coordinate dalla DDA di Bari, come accertato in fase di indagini preliminari, hanno ricostruito la contestata attività di favoreggiamento posta in essere per garantire la latitanza del marito TROIANO Gianluigi da parte della donna, un 23enne di Vieste.
La donna, in particolare, in concorso con altri due soggetti già destinatari nel Dicembre scorso della misura della custodia cautelare in carcere per la medesima contestazione, avrebbe offerto appoggi logistici, coperture, veicoli per gli spostamenti, ospitalità, schede telefoniche, denaro e beni di ogni genere a favore del coniuge, aiutandolo in questo modo a sottrarsi alle ricerche dell’Autorità Giudiziaria, il tutto, sempre secondo le contestazioni degli inquirenti, con l’aggravante di aver commesso il fatto allo scopo di avvantaggiare l’associazione mafiosa di appartenenza del latitante, riconducibile a RADUANO Marco, quale articolazione operativa su Vieste del clan “LOMBARDI- RICUCCI-LATORRE”, evitandone così l’arresto e consentendo inoltre al gruppo criminale di poter fare affidamento sullo stesso per continuare ad operare sul territorio.

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