BARI – IL BACIAMANO DELLA MAGGIORANZA/OPPOSIZIONE DEL CONSIGLIO REGIONALE A EMILIANO, MA CLEMENTE DECADRÀ CON VOTO GIÀ SCRITTO E PALESE MA SEGRETO (FORSE) SOLO IL 18 APRILE
Al Consiglio regionale pugliese del 28.3.2023 è stato presentato il nuovo elenco delle ex opposizioni elettorali, che attualmente compongono il variegato panorama dei fedelissimi di Emiliano, perché passati dall’opposizione di centrodestra + M5S alla maggioranza arcobaleno, o semplicemente passati alla maggioranza personale del Governatore fingendo di rimane all’opposizione.
Scorriamo l’elenco degli autorevoli consiglieri regionali bifrontisti:
BARONE Rosa – M5S ex opposizione ora maggioranza
CAROLI Luigi – finta opposizione centrodestra
CERA Napoleone – finta opposizione centrodestra
DE BLASI Gianfranco – finta opposizione centrodestra
DI BARI Grazia – M5S ex opposizione ora maggioranza
DI CUIA Massimiliano – finta opposizione centrodestra
GABELLONE Antonio Maria – finta opposizione centrodestra
GALANTE Marco – M5S ex opposizione ora maggioranza
LACATENA Stefano – ex centrodestra ora maggioranza
MAZZOTTA Paride – finta opposizione di centrodestra
PAGLIARO Paolo – finta opposizione di centrodestra
FERRINI Renato – finta opposizione di centrodestra
FICARO Michele – finta opposizione di centrodestra
ROMITO Fabio Saverio – finta opposizione di centrodestra
SCALERA Antonio Paolo – finta opposizione di centrodestra
VENTOLA Francesco – finta opposizione di centrodestra.
Sono 16 intrepidi consiglieri, che praticano i percorsi osmotici elettorali maggioranza/opposizione, per sostenere il provvedimento predisposto dal gran Capo di tutte le Puglie, firmato da 19 altri fedelissimi emiliani di maggioranza/maggioranza, per dichiarare il Consigliere regionale Sergio Clemente decaduto dall’incarico di Segretario dell’Ufficio di Presidenza.
Come ricorderanno i lettori di YouFoggia.com , Clemente era stato votato come Segretario d’aula all’inizio della consiliatura in quota alla maggioranza, mentre Giandiego Gatta, poi dimessosi per essere stato eletto al Parlamento, era stato votato in quota minoranza.
All’epoca, a parte i 5S strutturalmente bifrontisti, si capiva ancora che c’era una maggioranza e una minoranza nel Consiglio regionale. Oggi non più.
YouFoggia.com ha di recente ricordato ai lettori che Amati, Mennea e Clemente si sono staccati dai rispettivi gruppi di maggioranza e hanno costituito il gruppo di Azione, con capogruppo Mennea, che ha espressamente dichiarato, su insolita richiesta della Presidente del Consiglio regionale, che il nuovo gruppo rimaneva in maggioranza.
E infatti hanno tutti e tre votato il bilancio, mentre i consiglieri di maggioranza Lopalco e Parchitelli non lo hanno votato.
Oggi si è capito che in Regione Puglia non vi è più maggioranza o opposizione, ma soltanto baciamano del condottiero, indifferentemente provenienti dalla maggioranza/opposizione, con poche eccezioni.
Emiliano ha imposto all’indipendente (per Statuto, di fatto è roba sua) Presidente del Consiglio regionale di redigere una mozione per diffidare Clemente a dare le dimissioni da Segretario d’aula perché non aveva fatto il baciamano a Emiliano, l’atto di sottomissione.
L’atto di sottomissione consisteva nell’aderire al nuovo gruppo di maggioranza di Azione di Calenda con la benedizione. La sua benedizione era necessaria perché così si riconciliava con Calenda, che lo aveva definito il peggiore dei governatori italiani.
Ma in politica é così, se le cantano di tutti i colori: per Emiliano, ad esempio, Fitto prima era il peggiore dei Ministri, poi il più competente dei Ministri, poi di nuovo il peggiore. Nello spazio di due settimane le prospettive e gli umori cambiano, a seconda del PNRR.
Ma torniamo ai nostri duellanti senza spada, Emiliano e Clemente.
La mozione di dimissioni era un sgorbio politico e un orrore giuridico.
Sgorbio, perché formulato senza un minimo di logica giuridica politica , oltre ad essere firmata da trenta consiglieri di pseudo appartenenza .
Orrore, perché lo Statuto regionale consente la decadenza del Segretario dell’Ufficio di Presidenza solo per gravi motivi, con voto segreto dei due terzi dei consiglieri regionali.
Nella mozione vi sono le firme di oltre due terzi dei consiglieri, ma sono illeggibili perché il voto è segreto; non vi sono i gravi motivi, perché Clemente non è passato alla minoranza ma è rimasto in maggioranza , e comunque i consiglieri non hanno vincolo di mandato con e per Emiliano soprattutto se fanno parte dell’Ufficio di Presidenza. L’unico caso in cui il consigliere regionale deve dichiarare l’appartenenza alla maggioranza o alla opposizione è quando passa al gruppo misto, perché bisogna riordinare la composizione delle commissioni consiliari.
Quindi l’unico motivo per la decadenza di Clemente è la lesa maestà inconsapevole, perché Clemente non sapeva, quando è stato eletto, che ci voleva il baciamano prima di passare a Calenda.
Ma il baciamano non è un motivo e non si può scrivere. E allora il motivo non c’è, ma non fa niente, è la volontà di Emiliano che prevale sul diritto, lui è puer Apuliae, le norme le crea e le inventa, come il grande Federico II, ma anche come Attila, flagello di Dio ma che aveva studiato a Ravenna.
Ma la mozione non è sufficiente, Clemente non si dimette e le firme sono illeggibili. Si rinvia tutto a ieri 28.3.2023 per eleggere il nuovo Segretario d’Aula in quota minoranza, Napoleone Cera. Così nell’ordine del giorno, in cui non c’è la decadenza di Clemente, la pena della Puglia a detta di chi esprime tutte le pene della Puglia.
Invece Emiliano vuole il blitz e impone anche la decadenza di Clemente, trasformando la mozione di diffida alle dimissioni in provvedimento di decadenza con un tratto di penna che sbarra la parola ‘mozione’ e inserisce la parola ‘decadenza’. Rimangono le firme illeggibili ma al nuovo provvedimento viene allegato un foglio con le firme in corrispondenza di ogni nominativo dattiloscritto dei consiglieri regionali in ordine alfabetico. L’elenco non riporta il giorno della seduta consiliare e il numero della delibera(vedi foto).Tutto in bianco per la bisogna. Come la cambiale in bianco. Firmano anche Emiliano e Piemontese, per dare l’esempio, e anche la Presidente del Consiglio regionale, sempre per dare (pessimo) esempio.
Si va in aula per votare la decadenza di Clemente, ricordiamo a scrutinio segreto dei due terzi dei consiglieri. Ma le firme al provvedimento di decadenza sono 35 su 51, i numeri ci sono anche se non c’è il motivo grave anzi non c’è proprio il motivo e la votazione sulla decadenza non è inserita all’ordine del giorno.
Clemente lo evidenzia, lamenta di subire una violenza, che non c’è alcun motivo per la decadenza nel documento, c’è solo l’esibizione canora di Emiliano che lo ha definito la pena della Puglia, dimenticando le sue pene, che sono le nostre pene di pugliesi.
Il Capo fa cenno ai suoi giannizzeri di centrodestra di mandare avanti, le lamentele giuridiche, politiche e personali di Clemente non gli interessano, si deve votare la decadenza se no il fido Napoleone Cera non diventerà Segretario in quota minoranza.
E qui interviene Amati della maggioranza/maggioranza non emiliana che evidenzia che la decadenza di Clemente non può essere votata perché non è all’ordine del giorno della seduta. Lo scrive il Regolamento.
E qui il genio di Emiliano, il suo innato senso della democrazia e la sua profonda – molto profonda, quasi nascosta nei sotterranei del Palazzo del Governo regionale – conoscenza del diritto e delle regole si disvelano in tutta la loro magnificenza.
Tuona il governatore: allora rinviamo tutto ad altra seduta, al 18 aprile, dopo Pasqua, anche per la nomina di Cera, così i consiglieri regionali di minoranza/maggioranza firmatari della decadenza potranno trovare anche i gravi motivi di decadenza di Clemente e non lasciare il provvedimento originario privo di motivazione.
Apprezziamo dalla viva voce di Emiliano il suo spettacolare intervento in aula, quell’aula che frequenta pochissimo, quasi soltanto per il caso Clemente:
“E’ vero che la questione della decadenza non è normata, quindi in teoria si potrebbe supporre che si tratti di una questione del tutto eccezionale che ha una sua totale autonomia. Ma questo lo Statuto non lo dice. Siccome credo che non cambi nulla rispetto alla prossima volta……Peraltro, questo darà ai proponenti di integrare la motivazione, così come richiesto da Sergio Clemente. Continua Emiliano -Per quanto riguarda me, perché ovviamente parlo a titolo personale, credo che rinviare e mettere all’ordine del giorno regolarmente è un quid pluris, probabilmente, ma che non fa male a nessuno. Quod abundat non vitiat. Anche perché la processione è durata fino a prima di Pasqua, se la finiamo dopo non credo che ci saranno problemi particolari, non vedo particolari turbative.”
Alla sinistra del Padre è posizionato l’altro giurista consiliare Piemontese, che guarda il Maestro con un cumulo di espressioni facciali, tra l’ammirato, il perplesso e l’indifferente.
Emiliano è stato geniale, autocrate, privo di senso delle Istituzioni e di rispetto delle regole, perché l’Istituzione è lui e le regole le riscrive lui.
Nel frattempo godiamoci le festività pasquali e la fine della processione, perché dopo, il 18 aprile, la Regione Puglia risolverà tutte le sue pene. Parola del più grande politico e giurista vivente in Puglia: Michele Emiliano.
Anche perché la situazione potrebbe meritare un decreto del Presidente della Repubblica di scioglimento del consiglio regionale, ai sensi dell’art.136 della Costituzione. Forse ci vorrebbe una bella petizione a Mattarella dei cittadini pugliesi, con firme leggibili e autenticate con data certa.