Foggia:Il Prefetto Valiante nomina i commissari per le “Tre Fiammelle “ ma non si ferma qui, va avanti
Il prefetto Valiante va avanti, sempre più determinato in ogni sua decisone .In merito all’interdittiva antimafia firmata per la ditta Tre Fiammelle il prefetto in maniera celere ha proceduto in base ai rilievi rilevati dal gruppo Interforze che ha redatto il fascicolo in base alle indagini effettuate, alla nomina dei tre commissari, con caratteristiche professionali differenti .
I commercialisti Fabio Diomede e Marcello Danisi e l’avvocato Massimo Melpignano.
Con queste tre nomine il Prefetto Valiante ha tolto qualsiasi potere al consiglio di amministrazione e alla proprietà. Adesso la squadra investigativa della Prefettura sta puntando gli occhi sulle altre società collegate alle Tre Fiammelle e al suo rappresentate Michele D’Alba.
Le aziende sono San Giovanni di Dio e Lavit.
Commissariata la “Tre Fiammelle” di Foggia.
Dopo l’interdittiva antimafia a carico dell’imprenditore Michele D’Alba il prefetto Valiante ha proceduto alla nomina di tre commissari, si tratta dei commercialisti Fabio Diomede e Marcello Danisi e dell’avvocato Massimo Melpignano per garantire la prosecuzione delle attività nei diversi settori dei Comuni dove “Tre Fiammelle” possiede contratti .Ricordiamo che la società svolge servizi tra cui pulizia di strutture pubbliche, ma anche manutenzione del verde, come nella città di Foggia, oltre ad avere lavori d’illuminazione e impianti termici. .
Perché i riflettori si sono spostati sulle altre società “San Giovanni di Dio” e “Lavit spa”?
Perché le aziende sono riconducibili, pure se all’interno ci sono persone differenti, ma legate fra di loro da una parentela molto stretta.Il genero e il figlio di D’Alba.Le seguenti persone stando a ciò che è scritto nell’interdittiva antimafia, hanno mantenuto un comportamento tale mantenendo la tesi concordata con il gran capo Michele D’Alba . Ricordiamo ai lettori di Youfoggia.com che i tre,figlio genero e padre convocati in Questura per accertamenti furono intercettati nella sala d’aspetto della Questura di Foggia ,facendo evidenziare un patto molto stretto denominato dagli inquirenti un “patto di non parlare” .Ricapitoliamo per i nostri lettori di Youfoggia.com,l’imprenditore D’Alba denunciò una tentata estorsione in maniera molto blanda non dettagliata .Gli inquirenti non convinti della denuncia effettuata, ritenuta superficiale al quanto dubbia, invitarono tutti e tre in Questura facendoli accomodare in sala d’aspetto. La sala di attesa fu preventivamente strutturata con interventi di tecnici specializzati da poter ascoltare e registrare tutto ciò che veniva detto. Gli inquirenti lo fecero apposta proprio per sentire ciò che i tre potevano dire, per verificare eventuali accordi. Tale strategia risulto positiva, perché evidenzio i dubbi che i poliziotti della Squadra Mobile avevano. Così scrissero in relazione inviata al Prefetto, “uno accordo che i tre presero per deviare eventuali dubbi”.Tale episodio fu dettagliatamente scritto assieme ad altri elementi, dagli inquirenti che fecero prendere questa decisione ai giudici ed al comitato che ha esaminato tale documentazione da far scaturire l’interdittiva . Il prefetto Valiante ha voluto evidenziare la “contiguità soggiacente che rasenta la contiguità compiacente” di D’Alba con ambienti della criminalità definita Mafia.Questa analisi scarica le responsabilità su Michele D’Alba come unico solo regista e pertanto unico responsabile.