BARI:BRIGANTI O GIGANTI-LO SCONTRO TITANICO TRA AMATI ED EMILIANO IN CONSIGLIO REGIONALE


Il 15 febbraio 2023 rimarrà nella storia della Regione Puglia una giornata da ricordare negli annali del Consiglio regionale.
Non per l’ordine del giorno, che riguardava il problema delle liste di attesa nelle aziende sanitarie pugliesi. Parva materia per il governatore, alle prese con ben altri problemi, molto più gravi.
Tutta colpa di Giandiego Gatta.
E perché direte voi? Per aver stravinto la competizione elettorale con Piemontese per il posto alla Camera dei deputati? No, anche se la ferita è ancora fresca e comunque quella elezione nazionale c’entra, come vedremo, con la notevole performance oratoria del consigliere regionale Fabiano Amati, ex autorevole e stimato PD ora Azionista(Azione di Calenda) per colpa di Emiliano, in protesta contro il proprio partito troppo supino alle bizze politico-amministrative del peggior governatore d’Italia, secondo Calenda.
Allora sarà colpa della dura interrogazione parlamentare presentata ai primi di febbraio dall’on.le Gatta, insieme ad altri parlamentari di Forza Italia, sulla vendita del Don Uva e sui favori che la Regione Puglia avrebbe fatto, in quell’occasione e successivamente, all’acquirente Universo salute, durante il Covid e, prima delle regionali, per approvare le nuove tariffe delle RSA di Telesforo che si occupano dei disabili gravi, gli ex manicomi di Foggia e Bisceglie.
Ma neanche questo ha causato l’ira funesta di Emiliano e la reazione sarcastica e stroncatoria di Amati contro il governatore.
La colpa di Gatta consiste proprio nel fatto di essere stato eletto nel maggioritario come parlamentare della Repubblica, lasciando così libero lo scranno di consigliere regionale eletto quale segretario d’aula nell’Ufficio di Presidenza, in quota opposizione. Andandomene a Roma Gatta ha lasciato libero anche quell’incarico istituzionale, che era stato democraticamente votato dal Consiglio regionale. Ma insieme a lui era stato votato come segretario d’aula anche Sergio Clemente, in quota maggioranza.
Si sa però che le maggioranze politiche emiliane sono a formazione variabile a seconda della bisogna, la destra diventa sinistra o centro e viceversa, c’è molta fluidità nei campi magnetici del potere.
Il M5S, durissimo contro Emiliano durante le elezioni, entra in maggioranza con tanto di assessorati, e la maggioranza invece perde tre pezzi pregiati, gli ex piddini Amati e Mennea e il civico delle liste emiliane Clemente, che passano nelle file centriste di Calenda, che ben conosce Emiliano e si azzarda a formularne un giudizio stroncatorio: è il peggiore di tutti.
Apriti cielo, forse anche per colpa (doppia) di Gatta e della sua interrogazione parlamentare sul Don Uva, la cui vendita a Universo salute era stata autorizzata dal Mise a guida Calenda e a vice guida Bellanova (che però pare non sapessero nulla dell’operazione condotta, secondo un recente articolo di un quotidiano nazionale, da Boccia e dal suo braccio destro Cozzoli).
Bisogna cacciare subito Clemente dal ruolo di segretario d’aula, perché non è più in maggioranza ma all’opposizione, come gli altri azionisti Amati e Mennea.
E non devono sedere più sui banchi della attuale maggioranza, dove si siedono in consiglio regionale, perché se no il consiglio regionale non avrà più il piacere – raro secondo Amati – di vedere la presenza del governatore.
Clemente si difende e non lascia il posto all’Ufficio di presidenza con le dimissioni, perché è un incarico istituzionale ed è stato nominato da consiglio regionale all’inizio della consiliatura.
Per Statuto non può essere revocato, salvo gravi motivi.
Che secondo il governatore ci sono perché Clemente ha commesso il reato di lesa maestà, non ha concordato con Emiliano il passaggio a Calenda e quando ciò è accaduto ha assorbito, per osmosi, il giudizio politico-amministrativo di Calenda sul governatore pugliese, che sarebbe il peggiore di tutti.
Poiché il reato di lesa maestà non è contemplato tra i gravi motivi di revoca dell’incarico istituzionale e l’autorevole voce di Emiliano nulla dice sugli scandali della sanità regionale pubblica e sulla vicenda del Don Uva, allora il governatore comincia a raccogliere firme tra i consiglieri regionali per la revoca di Clemente, anche tra le fila dell’opposizione (ammesso che sia chiaro il confine tra maggioranza e opposizione in Puglia, e non lo è), minacciando che, in caso contrario, la minoranza avrebbe perso la possibilità di sostituire Gatta con un altro consigliere regionale di minoranza.
Sempre ammesso e non concesso, si ribadisce, che vi sia una differenza tra maggioranza e opposizione in Puglia.
Così il 28 febbraio il consiglio regionale sarà chiamato a sostituire (contro lo Statuto) Clemente nell’Ufficio di Presidenza con un consigliere devoto a Emiliano, perché di maggioranza attuale, e a nominare un altro consigliere al posto di Gatta, sempre appartenente alla minoranza fedele e devota a Emiliano, avendo firmato per la revoca di Clemente che ha offeso il governatore con la sua sola presenza tra i banchi dell’opposizione.
Non sappiamo se i lettori di YouFoggia.com hanno seguito e compreso qualcosa della vicenda, ma per capire meglio, se vogliono, c’è il video dell’intervento di Fabiano Amati.
A braccio, con oratoria serena e sarcastica, stronca l’iniziativa di Emiliano e il suo accattonaggio del consenso della (non) opposizione alla raccolta di firme contro Clemente.
Con argomenti etici, politici e giuridici molto convincenti, di chi era in maggioranza e preferisce l’opposizione lasciando il suo moribondo partito pugliese per poter criticare liberamente il suo inguardabile (secondo Calenda) governatore.
tribunali.
A chiudere o, meglio, a riaprire, la vicenda è la frase di Emiliano pronunciata dinnanzi ai giornalisti in conferenza dopo la riunione consiliare: “sono abituato a vedere quegli sguardi, li ho visti nelle aule di giustizia”.
È sempre il suo ruolo di magistrato inquirente (anche questo contestato da Calenda, che sostiene che non era valido neanche come giudice) in aspettativa non è stata presa bene dai consiglieri di Azione, che minacciano querele.
Rimane l’amaro in bocca di constatare che la politica regionale, dopo i tanti scandali, rimane concentrata sulle poltrone e sulla fedeltà o infedeltà al presidente e non sulla salute e l’interesse dei cittadini pugliesi.
E comunque la colpa è di Gatta, se avesse perso alle elezioni nazionali tutto questo non sarebbe successo

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