DALL’AGENDA DI GELLI ALL’AGENDA DI BORSELLINO: LE PAGINE DELLO STATO CHE DIVENTA MAFIA PER UCCIDERE LO STATO CHE COMBATTE LA MAFIA
Si è parlato molto in questi giorni dell’Agenda Draghi, cui numerosi partiti vecchi e nuovi si sono ispirati in campagna elettorale, e continuano ad ispirarsi nonostante l’uomo della Provvidenza, che doveva salvare l’Italia, abbia smentito di aver scritto qualcosa (di serio) durante i 18 mesi del suo mandato, più i due mesi che trascorreranno fino all’insediamento del nuovo governo.
Infatti vi sono altre due agende che il governo draghiano ha avuto la possibilità di utilizzare.
L’agenda GELLI, nera come la pece e ben conosciuta, concepita dal capo della P2 per distruggere lo stato di diritto e la democrazia parlamentare, basata su un comitato di affari e uomini (poche o nessuna donna) eccellentissimi, in grado di guidare la nazione da soli, senza le pastoie dei dibattiti e dei confronti tra opposte idee.
L’agenda BORSELLINO, rossa come il cuore e sparita dopo la strage di via D’Amelio, intrisa di senso dello Stato e di legalità, di lotta alla criminalità mafiosa e alle connivenze piduiste tra politica, istituzioni giudiziarie e criminalità organizzata, di coraggio e dignità, di rispetto della comunità nazionale anche con le sue contraddizioni e i suoi difetti.
Noi di YouFoggia.com siamo per l’agenda BORSELLINO, l’eroe morto nella consapevolezza di rappresentare lo Stato di diritto che le istituzioni politiche e giudiziarie avevano sacrificato alla trattativa stato/mafia. Come il suo amico ed eroe FALCONE. Come LIVATINO, come le tante scorte composte da Poliziotti, Carabinieri, Finanzieri,tanti, troppi servitori dello Stato, che lo stato connivente con la mafia ha spesso abbandonato.
La sentenza della Corte di appello di assise di Palermo, che ha assolto i funzionari dello Stato che hanno condotto la trattativa con la mafia e garantito la libertà di Riina e Provenzano per (far) uccidere i due eroi, non uccide nuovamente i due grandi magistrati.
Anzi, ci restituisce il diritto di ricordarli e di chiedere di impugnare questa sentenza in cassazione, perché i funzionari dello Stato fedeli alla mafia vengano giudicati per fatti gravissimi, già accertati, restituendo ai cittadini la possibilità di tornare a credere nelle istituzioni dello Stato.
Certamente ci aspettiamo che la Procura generale della Corte di appello di Palermo e/o la Procura generale della Cassazione impugnino la sentenza e siamo convinti che i 610.000 euro donati al Procuratore generale della Cassazione Salvi non impediscano agli alti requirenti di esercitare il diritto/obbligo di cancellare questa vergogna giudiziaria.
L’agenda piduista non potrà mai a vincere, rimanendo vivo il ricordo delle opere e del sacrificio dei giudici eroi e le scorte composte da forze dell’ordine, di quanti come loro hanno dato la vita per il nostro paese.