Peste suina africana, la Valle d’Aosta aggiorna il suo piano di contrasto alla malattia. Che fa la regione Puglia?
Gli Assessorati della Sanità, salute e politiche sociali e dell’Agricoltura e Risorse naturali, di alcune regioni settentrionali ,in merito al focolaio di Peste Suina Africana riscontrato in alcuni cinghiali selvatici nell’area di confine tra Piemonte e Liguria, hanno comunicato l’aggiornamento della situazione epidemiologica con riferimento al contesto regionale, che tutt’ora è indenne da questa malattia.
Ieri, si sono riuniti per fare il punto della situazione i referenti delle strutture dell’Assessorato alla Sanità, salute e politiche sociali e dell’Assessorato all’agricoltura e risorse naturali, dei servizi veterinari dell’Azienda USL, della sezione Zooprofilattico Sperimentale Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta, del Corpo Forestale della Valle d’Aosta e del Comitato di gestione venatoria.
Il recente caso di conferma di Peste Suina Africana (PSA) avvenuto il 7 gennaio scorso in un cinghiale ad Ovada, in Piemonte, e il ritrovamento di altre due carcasse positive qualche giorno dopo hanno attivato una serie di misure di sicurezza per prevenire la diffusione della malattia nel resto del territorio e nelle Regioni confinanti. Il Piemonte e la Liguria, interessate dalla presenza del virus sui loro territori, stanno procedendo con il monitoraggio a tappeto delle carcasse di cinghiale in modo da rinvenirne il più possibile e evitare il diffondersi del virus stesso.
Maiali e cinghiali sani di solito possono essere infettati tramite contatto con animali infetti, compreso il contatto tra suini che pascolano all’aperto e cinghiali selvatici, tramite ingestione di carni o prodotti a base di carne di animali infetti, scarti di cucina, broda a base di rifiuti alimentari e carne di cinghiale selvatico infetta (comprese le frattaglie) oppure attraverso il contatto con qualsiasi oggetto contaminato dal virus, come abbigliamento, veicoli e altre attrezzature. Le attività umane sono le principali responsabili della diffusione della malattia sulle lunghe distanze.
La PSA è una malattia virale molto contagiosa che colpisce suini domestici e cinghiali e non è trasmissibile all’uomo, ma la diffusione di questa malattia potrebbe rappresentare un danno economico per le aziende italiane che operano nel settore della zootecnia e dell’agroalimentare, oltre ad avere ripercussioni anche sul fronte turistico, con il divieto di tutte le attività ricreative nell’habitat del cinghiale.
La regione Puglia che fa ?
Dovrebbe organizzare una riunione per comprendere se gli animali selvatici che vivono nei nostri boschi sia del SUBAPPENNINO e del Gargano oltre a far morire la gente, passando sulle strade, possano infettare sia gli animali domestici che le persone.Consigliamo di effettuare un monitoraggio effettuato dai servizi veterinari dell’Azienda USL sugli allevamenti e dal Corpo Forestale della Puglia sugli animali selvatici, è importante collaborando con di tutta la comunità per prevenire questo fenomeno con dei semplici accorgimenti:
1. Non abbandonare nell’ambiente avanzi o rifiuti alimentari: carni di suino o di cinghiale che possono essere veicolo di infezione per gli altri animali;
2. Evitare di importare prodotti a base di carne, soprattutto di dubbia provenienza, dai Paesi e aree colpite dalla PSA;
3. Se si possiede un suinetto da compagnia (nani, vietnamita) occorre comunicarlo ai Servizi Veterinari dell’Azienda USL;
4. Segnalare tempestivamente ai Carabinieri Forestali o alle Stazioni dei Carabinieri del Gargano e del SUBAPPENNINO eventuali carcasse di cinghiale rinvenute nell’ambiente.
Infine, se si vede un cinghiale morto o i suoi resti:
• Contattare il Corpo Forestale Pugliese ;
• Memorizzare la posizione geografica;
• Se è possibile scattare una fotografia;
• Non toccare né spostare la carcassa.