Regione Puglia:Corruzione,pur trasferito ad altro incarico resta in carcere: “Può ancora condizionare le indagini”
Nonostante il trasferimento ad altro incarico, può influire sulle procedure amministrative della Regione Puglia anche da dietro le quinte”: è dura l’ordinanza con cui il Tribunale del Riesame ha rigettato la richiesta di scarcerazione di Lorenzo Mazzini, il funzionario del dipartimento arrestato a novembre per corruzione assieme a quattro imprenditori e un consulente agronomo.
Oramai i giorni passano in maniera veloce per gli inquirenti e investigatori.Sono stati giorni duri ed molto importanti. Queste ultime settimane in cui l’amministrazione regionale è stata travolta da più di uno scandalo. Sono iniziati con gli arresti del direttore del Policlinico di dell’ospedale Riuniti di Foggia dott. V. Dattoli e poi del capo della Protezione civile Mario Lerario.Consolazione per Emiliano, che il direttore Vito Montanaro assolto dal tribunale di Potenza. Entrambi dopo aver ricevuto gli avvisi di garanzia e stati arrestati si sono dimessi. Dattoli ha ripreso il suo vecchio lavoro presso l’ospedale dove lavorava,dopo aver riacquistato la libertà, Lerario sperava di ottenerla ma gli è stata rifiutata. Proprio in queste ore i suoi legali hanno ripresentato alla gip, prima che la sua istanza di revoca della misura venga discussa davanti al Riesame nell’udienza di domani.
Il Tribunale della libertà dopo aver verificato una serie di elementi che gli investigatori hanno raccolto, ad un’importante elementi ,concetto che conferma la determinazione che il funzionario Mazzini e i dirigenti Giuseppe Vacca e Domenico Campanile avrebbero fatto avere agli imprenditori che si calavano alle loro richieste di denaro. Il collegio che ha valutato,con a capo il giudice Giuseppe Battista il quale ha condiviso l’impostazione della gip Anna Perrelli che scritto nel verbale,dell’esistenza di “un collegio d’affari,composto da funzionari, imprenditori agricoli e loro consulenti”. Un gruppo che non ha smesso di operare neppure dopo aver saputo di essere sotto inchiesta, con le perquisizioni effettuate dalla Guardia di finanza nel novembre 2020. Ricordiamo che in casa di Mazzini nella perquisizione svolta dalla Nucleo della Guardia di Finanza, furono trovati un libriccino con i nomi delle ditte e le cifre che gli avevano versato e lavori svolti.
Subito dopo la perquisizione, il funzionario con una spregiudicatezza contattato uno degli imprenditori che aveva aiutato facendosi prestare untelefono da un collega pensando di eludere le investigazioni. Tutto questo comportamento “ha messo in luce la spregiudicatezza e pervicacia del funzionario,ha scritto il Riesame, che ha continuato a contattare gli imprenditori e i tecnici coinvolti anche dopo aver subito interrogatori e perquisizioni“. Questa rete è riuscita a mantenerla “fino a tempi recentissimi”, tutto cio’ induce i giudici a ritenere non esaurito il pericolo di inquinamento probatorio connesso alla scarcerazione.
Pertanto per i giudici il ragionamento viene fatto in relazione alla capacità e la non paura di essere scoperto,concludendo ci potrebbe essere la reiterazione del reato: Pur non svolgendo più il ruolo di funzionario istruttore delle pratiche relative al Psr, essendo stato destinato ad altro incarico, non elimina il pericolo, vista la fitta rete di conoscenze all’interno della Regione.
L’inchiesta ,vedendo come sta andando avanti,considerata l’idea che i sostituti e il G.I.P. si sono fatta,ci saranno sviluppi che condurranno sia a vecchi politici, usciti dalla rosa di Emiliano, e dai politici che fanno parte attualmente. Certamente la procura coinvolta non è piu’ una,ma bensi, quattro, Bari,Foggia,Lecce.Potenza .