Enrico Laghi e le strane consulenze e perizia per istituti e società.
L’ex commissario Laghi arrestato per i rapporti con Capristo e altre persone vicine al sistema intreccio di Trani riusci’ a certificare azioni della Popolare di Bari. L’incarico molto vago ma anche complesso che un solo tecnico e in pico tempo non poteva fare.
Oltre alle tante società a partecipazione statale private e di grandi gruppi c’è anche un istituto finanziario che in questi ultimi anni da facendo parlare non poco in Puglia,la Banca popolare di Bari. Enrico Laghi, oltre ad essere consulente del Governo e del mondo economico italiano, arrestato (ai domiciliari) per corruzione in atti giudiziari nell’ambito dell’inchiesta sulla gestione dell’Ilva.
Nel 2016, fine ottobre, poco prima della ipotetica trasformazione in spa,il professor Laghi venne chiamato per una consulenza economica finanziaria nella quale doveva avere l’incaricato dal consiglio di amministrazione di Bpb (all’epoca nelle mani della famiglia Jacobini) di rendersi conto secondo procedure amministrative di calcolo stabilire il valore di recesso delle azioni cioè determinare il valore delle azioni in ipotesi di fattispecie legittimanti il diritto di recesso del socio. Esempio di modalità convenzionale di determinazione del valore per quegli azionisti che volessero esercitarlo in previsione della trasformazione (poi non avvenuta). Tale incarico doveva durera solo ed esclusivamente per un breve periodo.
Laghi elabora il tutto facendolo rientrare e considerando il «piano industriale 2016-2020 l’analisi delle proiezioni economico-finanziarie e patrimoniali,il tutto fu trasmesso dal management della banca. E, soprattutto, su «bilanci e informazioni finanziarie della banca relativi agli esercizi dal 2011 al 2015». L’acquisizione di Tercas che, come si scoprirà dopo, farà fare delle pesanti perdite aggravando già la traballante situazione finanziaria dell’istituto, cosa che avviene nell’estate 2014, il 1 agosto è lo stesso management a darne notizia ufficiale.
Tanto è vero che la Banca D’Italia fece interrogazioni in merito e fece anche risposte in merito che alleghiamo: È vero che la Banca d’Italia costrinse la BPB ad acquistare la Tercas?
No. Le banche sono imprese e come tali sono trattate dalla Vigilanza, nel pieno rispetto della loro autonomia. Decisioni come quella di effettuare un’operazione di acquisizione sono di esclusiva competenza e responsabilità degli organi di vertice delle banche. Nei casi di difficoltà di un intermediario, qualora non sia possibile effettuare una ricapitalizzazione sul mercato o non sussistano le condizioni per un’autonoma azione di rilancio, è prassi delle autorità di vigilanza esplorare la possibilità di un acquisto da parte di altre banche, in quanto le operazioni di consolidamento possono creare sinergie e risparmi di costi, salvaguardando la continuità aziendale della banca in difficoltà e irrobustendo il sistema bancario. Nel caso in questione, nell’estate del 2013 la vigilanza ricevette una manifestazione di interesse per Tercas da parte di un’altra banca, che poi rinunciò nell’ottobre 2013. Alla fine dello stesso mese venne considerata la manifestazione di interesse dei vertici della BPB, che poi decisero di realizzare l’operazione in base a una autonoma valutazione, negoziando e ottenendo dal Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (FITD) il contributo ritenuto necessario per l’acquisizione. Quest’ultimo, inizialmente stimato in €280 mln, venne successivamente portato a €330 mln in esito a una specifica due diligence e a una contrattazione tra la BPB e il FITD.
Tutto cio’ nonostante il livello di allarme che tale operazione comportava, il superconsulente certificava un valore di quelle azioni (inizialmente fino a 9,5 euro) compreso in una forbice fra 5,70 e 7,60 euro per azione. E precisa: “Le informazioni sono state fornite da Bpb,scaricando all’istituto tale responsabilità e si è procedeva sulla base di tali informazioni senza nessuna verifica indipendente” cosa che in questi casi chi certifica deve riscontrare dei dati in base a dei calcoli, verifica che viene poi fatta e certificata da Price Waterhouse Coopers, la società di revisione il cui socio si appoggia, Nicola Nicoletti, è oggi coinvolto assieme a Laghi e all’ex procuratore Carlo Maria Capristo nell’inchiesta della procura di Potenza. Questa valutazione cosi alta delle azioni serviva, a valutare l’intero patrimonio della banca fra 990 milioni e un miliardo 249 milioni cosa che non corrispondeva.Dopo circa 4/5 anni nel giugno 2020, stessa consulenza viene affidata ad un altro esperto, anche lui ordinario di Economia aziendale a La Sapienza, Michele Galeotti. Sono i commissari di Bankitalia subentrati agli Jacobini (nel frattempo arrestati, il 31 gennaio 2020), questa volta, a nominare una figura «indipendente», come loro stessi la definiscono nella delibera, per determinare il valore delle azioni.
L’esito fu drastico e completamente differente, “Perche essendo il valore economico del capitale della banca al 31 marzo 2020 negativo, ovvero compreso fra -485 e -1086 euro per milioni, si riscontro concludendo che il valore unitario di liquidazione dell’azione della banca ai fini del diritto di recesso collegato all’operazione straordinaria della trasformazione, è fra euro -2,9 ed euro -6,5, pertanto”.I commissari, in vista dell’assemblea per la trasformazione in spa, a fissarono il valore di ogni azione a zero euro. Praticamente inesistenti.