FAI Cisl Foggia: “Rilanciamo il progetto della diga di Piano dei Limiti per dare acqua all’agricoltura daunia”
La FAI-Cisl, Federazione Agricola Provinciale, in un comunicato congiunto con l’associazione di agricoltori “Terra Viva” di Foggia –che fa sempre capo al sindacato territoriale-, rilancia un “antico” progetto infrastrutturale che potrebbe dare un apporto importante alle attività agricole di Capitanata e salvare migliaia di posti di lavoro nel settore: la diga di Piano dei Limiti. “La disponibilità d’acqua – sottolinea Donato Di Lella, Segretario Generale della FAI Cisl di Foggia – facilita e favorisce gli investimenti in campo agricolo, che a loro volta si trasformano in domanda di lavoro per il settore. Garantire le misure idonee per il potenziamento occupazione in agricoltura migliora nel complesso la condizione economica dell’intero territorio dauno. Ecco perché è fondamentale rilanciare il progetto per la diga di Piano dei Limiti, vista la carenza d’acqua nella diga di Occhito”. Per potenziare il settore trainante dell’economia di Capitanata, come si legge anche nelle dichiarazioni di Carla Costantino, Segretario Generale della Cisl di Foggia, e del Presidente di “Terra Viva”, Roberto Scarabello, è necessario partire dalle infrastrutture di base, prima ancora che puntare agli investimenti sulle moderne tecnologie applicate in agricoltura: “Intorno all’acqua si giocano i destini futuri del territorio e non possiamo permetterci il lusso di farci trovare impreparati davanti a nuove emergenze idriche”. Il progetto di una diga sul fiume Biferno, a cavallo tra Puglia e Molise –in località, appunto, Piano dei Limiti- risale a diversi decenni fa. È invocata da enti, istituzioni, associazioni e politici del territorio come struttura fondamentale per un rilancio dell’agricoltura in provincia di Foggia, ma è stata bocciata perché troppo costosa (270 milioni di euro), rispetto ai benefici offerti, per l’ammissione al Contratto istituzionale di sviluppo della Capitanata e viene da tempo indicata come dannosa, dal punto di vista ambientale, dal WWF Foggia che mette in evidenza i limiti tecnici del progetto, oltre ai previsti esiti disastrosi sull’arretramento dei litorali sabbiosi del nord della Daunia (già diminuiti di 150m in media tra il 1997 e il 2005) proprio per la drastica riduzione di sedimenti trasportati dai fiumi a mare a seguito della realizzazione dell’invaso di Occhito, come indicava il Piano regionale pugliese di tutela delle coste. Il WWF suggerisce da tempo di indirizzare eventuali risorse sulla manutenzione dell’invaso di Occhito, che ha, ormai, 50 anni, e sui progetti di recupero delle acque reflue dei maggiori centri della Capitanata per fini irrigui e naturalistici.