Mentre l’Italia è divisa in colori, l’Europa si tinge di rosso sangue: i nuovi attentati terroristici e il fallimento delle politiche interculturali comunitarie
In quest’ultimi mesi abbiamo imparato dove inizia e dove finisce la nostra nuova libertà. Una libertà fatta di un confine non confine, repentinamente modificato dai comunicati stampa governativi. Vediamo oggi in giro per le città persone camminare veloci, concentrate su se stesse, protette, desiderose soltanto di fare presto e di tornare a casa. In questi ultimi giorni abbiamo conosciuto una mappa geografica del nostro Paese che non è più riconducibile alla suddivisione storico-geografica del Nord e del Sud d’Italia, bensì abbiamo conosciuto linee di demarcazione di zone all’interno delle quali è possibile muoversi o almeno provarci. Questi colori assumono oggi tinte significative. Si passa dal verde\giallo all’arancio, fino a temere il rosso. Un‘Italia colorata, all’interno della quale non ci sentiamo più sicuri. Insieme a noi, a condividere questa nuova geografia, ci sono anche altri paesi europei e del mondo. Mentre siamo concentrati a riconoscere i colori delle regioni di appartenenza, abbiamo dimenticato che si può ancora morire per mano del fanatismo religioso. Abbiamo dimenticato, concentrati a capire quale mascherina indossare, che oggi si può morire a causa di mani fiere e bramose di sangue che si fanno scudo di un Dio che mai ha lasciato trapelare, dai suoi scritti, che si può uccidere il fratello occidentale “peccaminoso”. Torna cosi, in uno scenario europeo campale, lo spettro del terrorismo islamico. Lo scorso 29 ottobre nella cattedrale di Notre Dame nel centro di Nizza, un uomo armato di coltello ha ucciso tre persone ed è stato poi arrestato dalle forze di polizia sopraggiunte per fermare l’assalitore. L’uomo, ferito, è stato arrestato. Di lui si sa molto poco, quel che è certo è che pochi mesi fa è sbarcato insieme ad altri migranti a Lampedusa, in Italia. In seguito se ne sono perse le tracce. Sappiamo oggi che si chiama Aoussaoui, ha 21 anni ed ora è in carcere. Conosciamo le sue motivazioni, “Allah è grande”, che ha continuato a ripetere agli agenti durante l’interrogatorio. La Francia si è macchiata di rosso. In poche ore si sono susseguiti attacchi anche ad Avignone, a Gedda all’interno del consolato francese ed un arresto anche in una località dell’Ile de France. Ma mentre da un lato si spera che arrivi presto il vaccino disponibile ed efficace, dall’altro lato annoveriamo l’ennesimo fallimento della politica interculturale europea. La situazione attuale evidenzia come oggi le città europee ospitano il proprio nemico. Cittadini europei figli di immigrati o spesso giovani da poco sbarcati sulle nostre coste, diventano la mano armata di questo nuovo terrorismo emergente, che colpisce frequentemente e senza pietà. E’ difficile prevederlo, perché esso vive tra le pieghe della nostra società. Sono bastate le parole del Presidente francese Emmanuel Macron sulla crisi dell’islamismo e alcune vignette pubblicate dalla rivista satirica Charlie Hebdo a provocare le forti reazioni di cui ci troviamo a parlare oggi. Mi viene da pensare come la miccia latente che brucia dentro gli animi sia da ritrovare in un conflitto sempre aperto, anche in nazioni prodighe all’accoglienza e alla diversità come la Francia, tra libertà e sacralità religiosa. Il primo pensiero, più emancipato e senza regole, spesso cerca di imporsi sul secondo pensiero che vede il proprio agire completamente permeato dalla religiosità, un culto che governa tutto, anche l’animo e che spesso induce ad impugnare un’arma e a fare fuoco. Oggi gioca un ruolo chiave, in sede Europea, parlare di nuove politiche sui migranti ed individuare gli interlocutori più rappresentativi della comunità islamiche residenti nei paesi europei. Quando un immigrato non si integra diviene un soggetto debole e più influenzabile. Ne sono responsabili lo Stato di residenza ma anche la mancata comunicazione che si fa sul territorio con i capi delle comunità di provenienza, altrimenti si continuerà a creare soggetti dalle doppie vite. Aspettiamo cosi di veder maturata, all’interno del Consiglio europeo e delle istituzioni europee tutte, la soluzione per incrementare controlli all’ingresso dei nostri territori, seguire le diverse fasi di accoglienza dei migranti ed integrare, come del resto accade già in altri paesi come Canada, Australia e Nuova Zelanda….e i risultati sono sotto gli occhi di tutti.