Il Parco del Gargano abbandonato a se stesso e alle mancanze di chi viene nominato Presidente

A trent’anni dalla sua istituzione, il Parco Nazionale del Gargano — una delle aree protette più estese e importanti dell’Italia meridionale — continua a navigare senza rotta. Privo del Regolamento, del Piano del Parco e persino del Piano pluriennale economico e sociale, l’Ente Parco si trova in uno stato di stallo gestionale che mina profondamente le sue finalità di tutela e valorizzazione ambientale.

Una governance paralizzata

Dal 2019 a oggi, la gestione del Parco si è sviluppata in modo sempre più anomalo, con una continuità che somiglia più a un regno personale che a un’amministrazione pubblica. Il prof. Pasquale Pazienza è stato presidente del Parco dal 7 agosto 2019, ma ha operato quasi tutto il mandato in assenza del Consiglio direttivo, scaduto nel giugno 2020 e mai rinnovato.

Alla scadenza del mandato presidenziale, il 6 agosto 2024, Pazienza è rimasto in carica in regime di prorogatio fino al 20 settembre e, invece di procedere con nuove nomine, il Ministero dell’Ambiente ha optato per un commissariamento, affidando nuovamente a Pazienza la guida dell’Ente come Commissario straordinario, ruolo confermato e prorogato più volte fino all’attuale scadenza fissata al 30 giugno 2025.

Un vuoto che si protrae da decenni

Il Parco Nazionale del Gargano, istituito nel 1995, non è mai riuscito ad adottare strumenti fondamentali per la sua operatività. Non ha ancora un Regolamento, né un Piano del Parco, né il Piano pluriennale economico e sociale, strumenti previsti rispettivamente dagli articoli 11, 12 e 14 della Legge quadro sulle aree protette (L. 394/1991), da adottarsi entro due anni dall’istituzione.

È una situazione che non solo denuncia un fallimento gestionale, ma solleva interrogativi su una costante assenza di volontà politica, sia locale che ministeriale, di sanare queste gravi inadempienze. Nemmeno l’art. 12, comma 5 della stessa legge, che prevede il ricorso ai poteri sostitutivi da parte del Ministero, è stato mai attivato.

Una direzione precaria

Anche la figura del Direttore, centrale per la gestione quotidiana del Parco, è stata oggetto di controversie. La direttrice nominata nell’aprile 2020 fu sollevata dall’incarico a settembre dello stesso anno per il presunto mancato superamento del periodo di prova, una decisione che, dopo anni di contenzioso, è stata giudicata infondata. Il risultato è stato un ulteriore indebolimento della struttura operativa e decisionale dell’Ente.

Un caso emblematico nel panorama nazionale

Il Parco del Gargano non è purtroppo un’eccezione: al dicembre 2024, il 40% dei Parchi Nazionali italiani risultava privo del Consiglio direttivo, una fotografia impietosa del sistema di governance delle aree protette in Italia. Tuttavia, la persistenza e l’intensità delle irregolarità nel caso del Gargano ne fanno un caso emblematico.

E ora? Le risposte attese dal Ministero

Con la scadenza del mandato commissariale fissata a giugno 2025, il Ministero dell’Ambiente ha davanti a sé una scelta cruciale. Continuerà nel solco del commissariamento perpetuo o darà finalmente al Parco una gestione ordinaria, trasparente e collegiale come previsto dalla legge?

È lecito chiedersi se il prossimo presidente sarà una figura di comprovata esperienza nel campo della tutela ambientale, se sarà nominato un Consiglio direttivo rappresentativo e operativo, e se verrà finalmente avviata, con tempi certi, la redazione e l’approvazione degli strumenti di pianificazione attesi da tre decenni.

Nel caso in cui si dovesse decidere di proseguire con il commissariamento, almeno si potrà sperare in una discontinuità con la gestione precedente? Perché è difficile pensare che, ripetendo le stesse scelte, si possano ottenere risultati diversi.

Il Gargano merita di più. Merita un Parco vero, non un feudo.

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