Foggia:Centro per minori e casa rifugio il Consiglio di Stato dà ragione alla Aleasya Costruzioni Srl,respinto il ricorso del Ministero dell’Interno e della Prefettura

Il Consiglio di Stato ha respinto il ricorso presentato dal Ministero dell’Interno e dalla Prefettura di Foggia contro la società Aleasya Costruzioni Srl,aggiudicataria dell’appalto per la realizzazione del Centro aperto polivalente per minori in via D’Addedda e della casa rifugio nel capoluogo dauno. Il pronunciamento conferma quanto già stabilito dal Tar Puglia, che aveva accolto il ricorso dell’impresa contro il provvedimento interdittivo emesso dalla Prefettura per ragioni di prevenzione antimafia.

La vicenda e l’interdittiva del 2023

L’ex prefetto Maurizio Valiante, con un provvedimento del 9 novembre 2023, aveva interdetto Aleasya Costruzioni srl, operante nel settore edilizio e impiantistico, respingendo anche la sua richiesta di iscrizione alla white list presentata già nel febbraio 2020. Secondo la Prefettura, la società presentava un rischio di “pericolo immanente e non occasionale di agevolazione mafiosa”, tale da escludere ogni possibilità di accesso al regime di prevenzione collaborativa.

I motivi del provvedimento antimafia

La Prefettura ha ribadito, anche nel successivo provvedimento del 5 marzo 2024, i motivi dell’interdittiva, sostenendo che:

alcuni dipendenti della Aleasya, nel periodo in cui era amministrata da un soggetto (omissato nel provvedimento), risultavano contigui a consorterie mafiose locali, in particolare alla cosiddetta “Quarta Mafia”;
lo stesso amministratore sarebbe emerso nelle indagini antimafia come depositario delle “liste delle estorsioni”, utilizzate per monitorare le imprese soggette a estorsione e contabilizzare i proventi;
si sono registrati frequenti controlli del suddetto soggetto in compagnia di noti esponenti mafiosi;
vi era condivisione di personale tra Aleasya e un’altra società anch’essa colpita da interdittiva antimafia, operante nello stesso settore e nello stesso territorio.
Secondo la Prefettura, tali elementi nel loro complesso rappresentavano un rischio concreto per l’ordine pubblico economico, con effetti distorsivi sulla libera concorrenza e sull’equilibrio del mercato locale.

La decisione del Consiglio di Stato

Nonostante la gravità del quadro indiziario tracciato dalla Prefettura, il Consiglio di Stato ha confermato la sentenza del Tar, evidenziando evidentemente lacune nel nesso tra gli elementi istruttori e l’effettiva attualità del pericolo. In altre parole, i giudici amministrativi di secondo grado non hanno ravvisato motivi sufficientemente solidi per escludere Aleasya Costruzioni dalla partecipazione a gare pubbliche, soprattutto in assenza di prove dirette e aggiornate circa il suo coinvolgimento in dinamiche mafiose.

Le conseguenze della sentenza

La sentenza rappresenta una vittoria per Aleasya Costruzioni, che potrà proseguire i lavori per la realizzazione delle due strutture sociali previste a Foggia, interventi strategici per l’accoglienza dei minori e delle vittime di violenza. Tuttavia, il caso solleva ancora una volta interrogativi sulle modalità di applicazione delle interdittive antimafia e sull’equilibrio tra tutela della legalità e diritti delle imprese.

Nel contesto di una provincia profondamente segnata dalla presenza mafiosa, il confine tra prevenzione e pregiudizio amministrativo si conferma sottile e delicato.

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