25 Aprile tra memoria e silenzio: il peso del lutto nazionale nella festa della Liberazione
Oggi, in tutta Italia, si celebra l’80esimo anniversario della Liberazione dal nazifascismo. Una ricorrenza profondamente radicata nella coscienza collettiva del Paese, simbolo della riconquista della libertà, della democrazia e della fine dell’oppressione. Ma quest’anno, il 25 aprile arriva in un clima particolare: solo pochi giorni fa è scomparso papa Francesco, e il governo Meloni ha proclamato diversi giorni di lutto nazionale in segno di rispetto per la morte del pontefice.
Nel decreto ufficiale si invitano cittadini e istituzioni a mantenere un comportamento sobrio, evitando “balli e canti scatenati”. Una richiesta che, pur dettata da un comprensibile senso di cordoglio, ha generato reazioni contrastanti. In molti comuni italiani, infatti, le celebrazioni del 25 aprile sono state ridimensionate o addirittura annullate. Eventi programmati da mesi — cortei, concerti, iniziative culturali e commemorative — sono stati cancellati o trasformati in momenti più contenuti, in segno di rispetto verso la figura del Papa.
Una scelta, questa, che da alcuni è stata considerata doverosa e coerente con il lutto nazionale. Ma che da altri è stata letta come una forzatura, quasi un tentativo di mettere in secondo piano una delle ricorrenze fondative della Repubblica Italiana. Le polemiche, infatti, non sono mancate: diversi esponenti dell’opposizione e del mondo culturale hanno sottolineato come la memoria della Liberazione non debba essere oscurata, nemmeno in un momento di lutto.
“Ricordare la Resistenza è un dovere civile e morale”, ha affermato uno storico in una recente intervista. “Il rispetto per il Papa non dovrebbe tradursi nella cancellazione della storia del nostro Paese.”
Tra rispetto e polemiche, dunque, questo 25 aprile si carica di un significato ulteriore. Un giorno di memoria, sì, ma anche di riflessione sul ruolo delle istituzioni, sulla laicità dello Stato e sul valore della libertà conquistata, ottant’anni fa, da chi ha combattuto perché l’Italia potesse scegliere il proprio destino. Anche oggi. Anche nel silenzio.