Manfredonia(FG):La criminalità organizzata alza il tiro colpita l’auto della madre del sostituto procuratore Galli

In Capitanata si respira un’aria sempre più pesante. La criminalità organizzata non si accontenta più di lanciare segnali velati o intimidazioni trasversali: ora spara, e lo fa contro chi rappresenta la giustizia. Ieri sera, intorno alle 21, un colpo di fucile ha centrato l’auto della madre del sostituto procuratore Roberto Galli, figlio del Procuratore Galli di Foggia,morto in un incidente stradale. L’auto della mamma del sostituto era parcheggiata nei vicino ad una chiesa a Manfredonia. Un gesto gravissimo, che segna un salto di qualità inquietante nella strategia dell’intimidazione mafiosa.

Il magistrato manfredoniano è uno dei due titolari dell’inchiesta “Giù le mani”, indagine che ha fatto luce sui legami tra la criminalità locale e alcune figure dell’amministrazione comunale, tanto da portare allo scioglimento del Comune per infiltrazioni mafiose. Un’operazione che ha toccato nervi scoperti e che ora sembra aver scatenato la reazione violenta di chi ha perso potere e protezioni.

L’episodio, che segue di pochi giorni un altro inquietante avvertimento rivolto alla moglie dell’ex procuratore di Foggia, fa temere una vera e propria escalation. I Carabinieri della Compagnia di Manfredonia, con il supporto del Reparto Scientifico del Comando Provinciale, stanno analizzando la scena e raccogliendo elementi utili attraverso le riprese delle telecamere della zona. Intanto, la madre del magistrato è stata posta sotto tutela: una misura necessaria, ma che fotografa in modo plastico quanto sia grave il livello di minaccia.

Gli inquirenti stanno passando al setaccio tutti i fascicoli in carico al sostituto Galli per individuare possibili piste. Ma l’ombra che si allunga su questo attacco è chiara: la criminalità organizzata non tollera lo scoperchiamento delle sue connivenze e sta reagendo con la forza del terrore.

La Capitanata, già territorio complesso e segnato da un tessuto criminale radicato, si ritrova ora a fronteggiare un fronte aperto e aggressivo. Le istituzioni giudiziarie sono nel mirino e la risposta dello Stato non può essere timida. Servono mezzi, uomini, coraggio. Servono segnali chiari, netti, decisi.

Quello che sta accadendo a Manfredonia è più di un fatto di cronaca: è un attacco alla legalità. E come tale va affrontato, senza tentennamenti. Perché colpire le famiglie dei magistrati non è solo un modo vile per intimorirli, è un messaggio mafioso diretto a tutta la comunità: “Noi siamo ancora qui”. Ma la risposta deve essere: “Anche lo Stato”. E più forte che mai.

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