Youfoggiasport: Nicola Canonico “Ho lasciato una società sana, ma un ambiente inaccettabile. La verità non si insabbia, si racconta”
Con un comunicato di forte impatto e carico di amarezza, Nicola Canonico ha deciso di rompere il silenzio e chiarire le ragioni che lo hanno portato a chiudere il suo ciclo come presidente di una società calcistica. Una decisione non dettata da problemi gestionali o societari, ma dal progressivo deteriorarsi di un ambiente diventato, a suo dire, “inaccettabile, pericoloso, disumano”.
Canonico, che ha sempre rivendicato la correttezza del proprio operato, si è appellato al diritto di replica sancito dalla legge, chiedendo formalmente alla redazione della trasmissione 90° minuto la lettura integrale del suo comunicato nella prossima messa in onda. Una richiesta motivata dalla necessità di contrastare “dichiarazioni false e tendenziose rese in trasmissione”, per le quali si riserva ogni azione legale a tutela della propria reputazione.
Ma il cuore del messaggio va ben oltre la polemica giornalistica: Canonico denuncia un contesto di violenza e intimidazione che ha travolto la sua vita personale e quella dei suoi collaboratori più stretti. “Sotto l’auto di mio figlio è stato collocato un ordigno da 1,2 kg di tritolo. Il capitano Davide Di Pasquale ha subito un attentato con l’auto crivellata di colpi. Garattoni ha visto la propria macchina incendiata. E non sono stati risparmiati neanche il segretario Giuseppe Severo e il direttore Vincenzo Milillo, bersagli di tentativi di incendio ai danni delle loro vetture”.
Questi episodi, spiega, sono stati sventati solo grazie a un intervento tempestivo della Digos, che ha fermato gli autori in flagranza. Fatti pubblici, gravi e documentati, oggi al vaglio della magistratura antimafia. Eppure, sottolinea Canonico, “ignorati da una testata del servizio pubblico. Un silenzio inaccettabile, vergognoso e pericoloso”.
Sul piano sportivo, il presidente uscente ribadisce di aver lasciato sempre società in ordine e mai penalizzate. “Quando ho lasciato l’Andria, la società è passata regolarmente a Fusiello. Il Bisceglie è stato rilevato da Racanati e ha continuato l’attività. Un presidente può legittimamente chiudere un ciclo, ciò che conta è la correttezza e il rispetto degli obblighi. Tutti valori che ho sempre garantito”.
Canonico si sofferma anche sulla violenza subita dalla sua famiglia: “Siamo stati vittime di insulti, striscioni offensivi, cori volgari, minacce di morte, auguri di malattie e persino l’esposizione di una testa di maiale con il mio volto. Tutto questo in un clima di odio sociale diventato insostenibile. Questo non è calcio. È violenza psicologica travestita da dissenso. Chi l’ha legittimata porta su di sé una responsabilità storica e civile pesantissima”.
In conclusione, Canonico ribadisce con fermezza: “Ho lasciato una società sana e in regola, ma ho preso le distanze da un ambiente che ha superato ogni limite. Chiedo una rettifica ufficiale. La verità non si nasconde. La verità non si insabbia. La verità si racconta”.
Un messaggio che è più di un addio: è una denuncia dura, diretta, che invita il mondo del calcio – e quello dell’informazione – a guardarsi allo specchio e interrogarsi sulla deriva pericolosa che può prendere la passione, quando si trasforma in odio.