Bari:Quando la politica entra nello sport il caso Bari calcio e il CONI potere e consensi
Il confine tra sport e politica, si sa, è sempre stato labile. Ma quando si intrecciano dinamiche societarie, elezioni regionali e dichiarazioni di ex dirigenti e politici, allora il calcio smette di essere solo un gioco e diventa terreno di scontro per interessi ben più ampi. È quanto sta accadendo in questi giorni a Bari, dove le parole di Antonello Valentini, ex dirigente FIGC, hanno acceso i riflettori su una situazione che appare sempre più emblematica di un intreccio ormai consolidato tra sport e politica.
Valentini, in un’intervista a La Repubblica, ha lanciato un duro monito sulla situazione attuale del Bari: “Non è una bella situazione e il mio primo pensiero va ai tantissimi tifosi che seguono la squadra non solo al San Nicola, ma anche in ogni trasferta. Loro meriterebbero molto di più ed invece, anche questa sembra essere una stagione avara di soddisfazioni”. Parole che fotografano perfettamente lo stato d’animo di una piazza delusa, ma anche consapevole di essere al centro di qualcosa di più grande.
L’ex dirigente ha criticato apertamente l’atteggiamento dell’ex sindaco di Bari, Antonio Decaro, che solo di recente ha ammesso di sentirsi “tradito” dalla proprietà del club. Secondo Valentini, questa presa di posizione sarebbe arrivata troppo tardi: “Avrebbe dovuto farlo quando lo scorso anno la squadra era davvero in cattive acque e soprattutto mentre era ancora sindaco di Bari.” Inoltre, Valentini non ha risparmiato critiche all’idea proposta da Decaro di inserire un socio di minoranza con il 30% delle quote, definendola “una cosa senza senso, che dimostra come l’ex sindaco non sappia come funziona il calcio”.
Ma il nodo centrale, e il motivo per cui questa vicenda ha assunto risonanza politica, sta nel contesto in cui avviene: l’anno delle elezioni regionali e, in alcuni comuni, anche amministrative. L’ingresso della politica nel mondo dello sport, in questo caso, non è più velato. È esplicito, visibile, quasi sistematico. Le dichiarazioni vengono lette non solo come opinioni, ma come mosse tattiche. Ogni parola pesa come un voto.
Si aggiunge l’elezioni regionali del CONI dove si scontrano Giliberto e Rondinone. Le pressioni sono state fatte e continueranno in questi giorni.Piemontese ha dichiarato che nessuna pressione ha svolto, mentre fonti bene informate smentiscono. Gilberto presidente uscente è ben inseriti del PD . Tutti dichiarano di essere estrani a ogni interferenza.Tuttavia, considerando la situazione politica in Puglia e i precedenti, c’è chi guarda con sospetto anche a queste smentite. Non a caso, alcuni ex presidenti regionali del CONI sono a favore di Michele Giliberto, nel mezzo di una battaglia politica dove lo sport diventa campo di battaglia.
Il confronto tra Giliberto e Rondinone è ormai acceso. La prima figura è appoggiata dal Partito Democratico, la seconda da CON. Il rischio, o forse la realtà, è che il Bari e la Federazione Regionale diventino delle pedine nelle mani di chi cerca consensi. Perché dove ci sono emozioni forti, come quelle che solo il calcio e le diverse discipline sanno muovere voti.Il terreno è fertile per la politica.
In Puglia, come in altre parti d’Italia, il calcio diventa cassa di risonanza, megafono per le campagne elettorali. I tifosi diventano elettori, lo stadio una piazza politica, i bilanci delle società temi da comizio.
E allora la domanda è: dov’è il limite?
Quando la passione sportiva diventa strumento e non più fine?
Il rischio è che a perdere, ancora una volta, siano i tifosi di tutte le discipline. Quelli veri. Quelli che chiedono solo una squadra che li rappresenti e che dia dignità ai loro colori, senza dover assistere all’ennesimo teatrino dove il pallone è solo il pretesto per parlare d’altro.
Il caso Bari non è un’eccezione. L’elezioni del CONI regionale diventa scontro tra i partiti della stessa coalizione, le pressione vengono svolte ma tutti dichiarano di non avere interesse.Il Bari e il CONI sono un segnale forte e intendo. E fanno capire come, ormai, la politica entri ovunque ci sia visibilità e consenso. Lo sport, in questo scenario, rischia di diventare vittima silenziosa di giochi più grandi. Ma la passione del pubblico merita rispetto, non speculazioni.