Caso “New Life”: Nubi e Interrogativi Sulle Indagini
A due anni dal blitz “New Life” del 24 gennaio 2023, la Procura di Foggia ha chiuso le indagini sui presunti maltrattamenti subiti da 28 pazienti dell’ex istituto ortofrenico di via Lucera, gestito dalla struttura sociosanitaria-riabilitativa “Opera Don Uva”. Il provvedimento ha coinvolto 32 indagati, tra infermieri, operatori sociosanitari, educatori e un addetto alle pulizie, ai quali è stato notificato, due mesi della scadenza delle indagini preliminare. Ora, gli imputati hanno 20 giorni per presentare memorie difensive, chiedere interrogatori o sollecitare ulteriori accertamenti prima che la Procura decida sull’eventuale richiesta di rinvio a giudizio.

Un’Inchiesta Tra Dubbi e Contestazioni
Le accuse mosse agli indagati si basano principalmente sulle immagini registrate dalle telecamere nascoste installate dai carabinieri tra il 6 luglio e i primi di settembre 2022. Tali prove hanno portato gli investigatori a contestare 63 episodi di sequestro di persona e un tentativo di sequestro. I pazienti, in gran parte donne con gravi deficit cognitivi, sarebbero stati rinchiusi nelle stanze durante i turni notturni per impedirgli di vagare nei corridoi. Tuttavia, gli indagati respingono le accuse, parlando di scelte necessarie per la sicurezza degli stessi pazienti e negando qualsiasi volontà di maltrattamento o umiliazione deliberata.
Gli interrogativi sollevati dalla difesa non sono di poco conto:
- Le telecamere hanno rispettato le procedure legali per la raccolta delle prove?
- Perché alcune persone risultano coinvolte in episodi in cui non erano in servizio?
- Il sequestro dei cellulari è avvenuto in un momento successivo ai presunti reati: perché questo ritardo?
Violenza Accertata o Accuse Da Dimostrare?
Nei documenti dell’inchiesta emergono episodi di violenza su pazienti fragili: alcune donne sarebbero state afferrate per i capelli, colpite con calci, pugni, mestoli e scope, strattonate e trascinate nei corridoi. Una realtà inquietante, che la Procura ritiene dimostrata dalle immagini registrate. Tuttavia, secondo la difesa, ci sarebbero incongruenze e lacune nelle ricostruzioni investigative. Alcuni imputati non erano presenti nelle ore in cui si sarebbero verificati i maltrattamenti, mentre altri ammettono solo di aver usato toni inappropriati o di aver perso la pazienza in situazioni di forte stress lavorativo.
Inoltre, emerge un aspetto cruciale: l’azienda era a conoscenza delle condizioni in cui operavano i dipendenti? Se sì, avrebbe potuto prevenire quanto accaduto?
Verso il Processo: Accusa e Difesa a Confronto
La battaglia giudiziaria si preannuncia complessa. Gli avvocati della difesa sono pronti a contestare ogni punto oscuro dell’indagine, evidenziando presunte discrepanze nelle prove raccolte. La Procura, dal canto suo, sembra convinta della gravità della situazione e dell’esistenza di reati certi.
Sarà il processo a stabilire la verità. Se da un lato è necessario fare giustizia per i pazienti vittime di maltrattamenti, dall’altro è altrettanto fondamentale garantire che nessuno venga accusato ingiustamente.
Le udienze in aula potrebbero riservare colpi di scena e rivelazioni decisive. Resta da vedere se le prove raccolte reggeranno al vaglio del dibattimento o se emergeranno falle nelle indagini che potrebbero cambiare il destino degli imputati.