Rifiuti dalla Campania sepolti in Puglia: scoperta discarica abusiva a Fragagnano
Un nuovo caso di traffico illecito di rifiuti scuote il Sud Italia. I carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico (Noe), nell’ambito dell’inchiesta Eko, hanno scoperto una discarica abusiva di 10.000 metri quadrati a Fragagnano, in provincia di Taranto. I rifiuti, provenienti dalla Campania, erano stati interrati a una profondità di 5 metri, trasformando il terreno in un vero e proprio cimitero di scarti industriali e urbani.
L’indagine “Eko” e l’arresto del mediatore
L’inchiesta, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) di Lecce, ha già portato all’arresto, a inizio febbraio, del “mediatore” Raffaele Arzillo, originario di Lusciano, in provincia di Caserta. L’uomo sarebbe stato una figura chiave nel traffico illecito dei rifiuti, organizzando il loro trasferimento e il successivo interramento illegale. Complessivamente, l’indagine coinvolge 37 indagati.
Una montagna di rifiuti sotterrati
Gli scavi condotti dai militari hanno rivelato tonnellate di rifiuti industriali e urbani nascosti sotto il terreno. Le etichette presenti su alcuni materiali hanno confermato la loro provenienza: zone della Campania, tra cui il Casertano. In particolare, gli inquirenti hanno accertato che i rifiuti sarebbero dovuti essere smaltiti in un impianto in provincia di Viterbo, ma invece sono stati abbandonati o interrati tra Puglia, Basilicata e Calabria.
Un business criminale da un milione di euro
Il traffico illecito scoperto non è solo un grave danno ambientale, ma anche un affare estremamente redditizio. Secondo le stime degli inquirenti, il giro d’affari di questa operazione criminale si aggirerebbe intorno al milione di euro.
Conclusioni: un’emergenza ambientale e legale
Il sequestro del terreno a Fragagnano rappresenta un importante passo avanti nella lotta contro le ecomafie, ma l’inchiesta evidenzia ancora una volta quanto sia diffuso il fenomeno dello smaltimento illegale dei rifiuti nel Sud Italia. L’interramento di rifiuti pericolosi rappresenta una grave minaccia per la salute pubblica e l’ambiente, contaminando terreni e falde acquifere.
Le autorità continueranno a indagare per smantellare l’intera rete criminale e individuare eventuali altri siti contaminati. Tuttavia, il caso solleva interrogativi urgenti sulla gestione dei rifiuti e sulla necessità di controlli più stringenti per contrastare il dilagare delle ecomafie.