Bari:Migranti senza casa dopo la protezione internazionale “Viviamo per strada”
Decine di migranti che hanno ottenuto il riconoscimento della protezione internazionale si trovano ora senza un tetto né assistenza. È la drammatica situazione che si sta verificando al Cara di Bari, dove molti ospiti, una volta terminato il percorso di prima accoglienza, non hanno accesso a una sistemazione alternativa.
Il motivo, spiegano gli stessi migranti e le associazioni che li supportano, è il depotenziamento del sistema Sai (Sistema di Accoglienza e Integrazione), ovvero i percorsi di seconda accoglienza che fino a qualche tempo fa garantivano una continuità nella presa in carico di chi otteneva lo status di rifugiato.
“Non sappiamo dove andare”
Uno dei migranti racconta la sua esperienza: “Vivo già per strada e a molti altri è stato detto che devono lasciare il Cara entro cinque-sei giorni. Non sappiamo dove andare”. La sua storia non è un caso isolato: secondo le stime, sarebbero alcune decine le persone che nei prossimi giorni si troveranno nella stessa condizione.
Senza una soluzione abitativa temporanea, per molti diventa impossibile anche completare l’iter burocratico per trasformare il riconoscimento della protezione internazionale in documenti validi, fondamentali per accedere ai servizi essenziali come l’assistenza sanitaria o il diritto alla mobilità.
Lo sportello sindacale Fuorimercato: “Una violazione dei diritti”
Secondo lo sportello sindacale Fuorimercato, lo smantellamento della seconda accoglienza sta generando un’emergenza umanitaria. “Le persone ricevono la protezione internazionale solo sulla carta, ma i loro diritti vengono violati. Senza un domicilio non possono ottenere la card necessaria per accedere ai servizi di base. Il legame tra prima e seconda accoglienza è stato spezzato”.
In assenza di strutture di accoglienza, i migranti vengono messi in “lista d’attesa” dai Comuni, ma senza una rete di supporto, molti finiscono in strada, esposti a gravi difficoltà e a rischio di sfruttamento.
“Lasciati in un limbo, facilmente ricattabili”
Per gli attivisti, questa situazione non è casuale: “C’è la chiara volontà di non garantire i diritti a chi riceve la protezione internazionale, lasciandoli in un limbo che li rende invisibili e facilmente ricattabili, soprattutto nel mondo del lavoro”.
I migranti chiedono alla Prefettura e alle istituzioni locali di intervenire urgentemente, ripristinando i percorsi previsti dalla comunità internazionale per garantire un’accoglienza dignitosa e la possibilità di ricostruire la propria vita.