Caso Don Uva di Foggia: Perché sono state revocate le misure cautelari agli OSS e infermieri?
Il 20 dicembre 2023, la Pubblico Ministero di Foggia, dott.Pietro Iannotta, titolare dell’indagine sui presunti maltrattamenti ai danni delle pazienti anziane e disabili psichiche gravi del 3° piano dell’ex Ortofrenico del Don Uva, ha richiesto e ottenuto la revoca delle misure cautelari per 28 operatori sociosanitari (OSS) e infermieri di Universo Salute. La decisione, ratificata dalla Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) di Foggia, dott.ssa Bencivenga, con provvedimento del 23 dicembre 2023, ha suscitato numerosi interrogativi.
Come mai, dopo un’operazione che aveva portato all’arresto di diversi operatori con accuse gravi, si è giunti alla revoca delle restrizioni?
Quali presupposti sono caduti? E soprattutto, quando si concluderanno le indagini?
Dall’arresto alla revoca delle misure cautelari: la cronologia dei fatti
L’indagine era partita a giugno 2022, condotta dal Nucleo di Polizia Giudiziaria dei Carabinieri, con l’ausilio di registrazioni audiovisive che avevano documentato episodi ritenuti di maltrattamento. Il 24 gennaio 2023, a seguito dell’ordinanza della GIP, era scattato un blitz alle 4:30 del mattino, con la notifica di misure cautelari per 28 dipendenti di Universo Salute. Alcuni erano stati sottoposti a custodia in carcere o arresti domiciliari, mentre altri avevano ricevuto il divieto di dimora.
Un anno dopo, però, la stessa PM che aveva condotto le indagini ha richiesto la revoca delle misure, suscitando perplessità e domande sulla solidità delle accuse iniziali.
Quali presupposti sono caduti?
La revoca delle misure cautelari può avvenire per diversi motivi:
- Indebolimento del quadro accusatorio – Le prove raccolte potrebbero non essere sufficienti a sostenere l’ipotesi di reato in tribunale.
- Venuta meno delle esigenze cautelari – Se il pericolo di reiterazione del reato, di fuga o di inquinamento probatorio non sussiste più, le misure possono essere revocate.
- Nuovi elementi emersi nelle indagini – È possibile che ulteriori approfondimenti abbiano ridimensionato la gravità dei fatti contestati o escluso la responsabilità di alcuni indagati.
Il provvedimento del GIP lascia intendere che non vi fosse più necessità di mantenere le restrizioni, ma senza chiarire fino in fondo se ciò sia dovuto a una rivalutazione delle prove o a un cambiamento nelle condizioni dei soggetti coinvolti.
È una procedura giusta?
La decisione di revocare le misure cautelari solleva un dibattito tra chi ritiene che si sia trattato di un passo necessario alla luce delle nuove valutazioni e chi, invece, teme che questo possa rappresentare un segnale di debolezza nella tutela delle vittime.
Dal punto di vista giuridico, la revoca delle misure non significa che gli indagati siano stati assolti o che il procedimento sia terminato. Tuttavia, pone un interrogativo sul metodo con cui vengono applicate certe misure restrittive e sull’equilibrio tra tutela delle vittime e diritti degli indagati.
Quando si chiuderanno le indagini?
Nonostante il clamore mediatico e giudiziario, la chiusura delle indagini non ha ancora una data certa. Generalmente, dopo un anno dagli arresti e con la revoca delle misure cautelari, si potrebbe ipotizzare un’accelerazione del procedimento, con una possibile richiesta di rinvio a giudizio o di archiviazione per alcuni degli indagati.
E i dipendenti denunciati?
Gli OSS e infermieri coinvolti hanno vissuto un periodo lungo di incertezza, con gravi ripercussioni personali e professionali. Se le accuse dovessero rivelarsi infondate per alcuni di loro, si aprirebbe il tema del danno subito da chi è stato privato della libertà senza prove sufficienti.
D’altro canto, se vi sono stati realmente maltrattamenti, la giustizia dovrà garantire che i responsabili siano puniti adeguatamente, senza rischiare che la revoca delle misure cautelari venga interpretata come una sottovalutazione della gravità dei fatti.
un caso ancora aperto
La vicenda del Don Uva di Foggia resta un caso delicato e controverso. La revoca delle misure cautelari non è sinonimo di innocenza, ma solleva interrogativi sulla tenuta dell’impianto accusatorio e sulla gestione delle indagini.
Le prossime fasi del procedimento saranno decisive per comprendere se ci saranno condanne, assoluzioni o archiviazioni, ma nel frattempo resta il dubbio: la giustizia sta davvero proteggendo chi è più vulnerabile? Oppure alcuni innocenti hanno pagato un prezzo troppo alto?