Aeroporti italiani sotto la lente d’ingrandimento di Rai 3: “Servono davvero tutti?”
La puntata di oggi domenica 26 gennaio, alle 9.05 su Rai 3, ha acceso i riflettori su una questione che da tempo suscita dibattiti e polemiche: la gestione degli aeroporti italiani. L’inchiesta condotta dal giornalista Federico Ruffo ha messo in luce una serie di problematiche che sollevano interrogativi sull’effettiva necessità di tutti gli scali presenti sul territorio nazionale.
Un quadro preoccupante: 41 aeroporti, ma solo 10 “a regime”
L’inchiesta ha rivelato un dato allarmante: in Italia esistono 41 aeroporti, ma solo i primi dieci per dimensioni gestiscono l’80% del traffico aereo. I restanti 31 si dividono il misero 20%, con un numero di passeggeri spesso inferiore alle aspettative. Un esempio emblematico è l’aeroporto Gino Lisa di Foggia, che nell’anno precedente ha registrato solo 2550 passeggeri.
Il ruolo delle compagnie aeree e i contributi regionali
La trasmissione ha evidenziato come le grandi compagnie aeree commerciali tendano a evitare questi piccoli aeroporti a causa della mancanza di un adeguato ritorno economico. A “riempire” (si fa per dire) questi scali intervengono quindi compagnie minori, definite “locuste”, che offrono piccoli voli regionali, spesso con un sostanzioso contributo da parte delle regioni. Questo solleva una domanda cruciale: “È necessario un piccolo aeroporto che effettua pochi voli e riceve ingenti somme di denaro dai contribuenti?”.
Lo spreco di denaro pubblico e la domanda cruciale: “Servono davvero?”
L’inchiesta di Rai 3 pone l’accento sullo spreco di denaro pubblico che questa situazione comporta, soprattutto in un contesto in cui il Paese affronta altre problematiche più urgenti. L’immagine che ne emerge è quella di piccoli aeroporti periferici che gravano sulle casse regionali senza un reale beneficio per la collettività. La domanda che si pone il giornalista è diretta e incisiva: “Sono così importanti questi piccoli aeroporti che prendono solo soldi regionali e fanno pochi viaggi?”.
“Aeroporti inutili”: un problema nazionale
La trasmissione non si è limitata al caso specifico dell’aeroporto di Foggia, ma ha allargato lo sguardo a livello nazionale, citando altri esempi di scali che funzionano a regime ridotto o che addirittura sono quasi del tutto inutilizzati. Tra questi, sono stati menzionati gli aeroporti di Parma, Albenga, Ancona e Forlì. L’inchiesta si chiede quanti e quali siano gli aeroporti italiani che, pur essendo costati milioni di euro di denaro pubblico, operano con un numero irrisorio di passeggeri o addirittura senza passeggeri.
Le ragioni di un sistema inefficiente
La trasmissione suggerisce che l’esistenza di questi aeroporti è legata a precise volontà politiche e a interessi locali, che spesso prevalgono su una logica di efficienza e di utilizzo oculato delle risorse pubbliche. La domanda che rimane aperta è se sia sostenibile continuare a finanziare strutture che generano più costi che benefici, soprattutto in un momento di difficoltà economica per il Paese.
In sintesi, l’inchiesta di Rai 3 ha messo in luce:
- La presenza di un numero eccessivo di aeroporti in Italia, molti dei quali sottoutilizzati.
- Il ruolo dei contributi regionali nel mantenere in vita scali con scarso traffico.
- Il possibile spreco di denaro pubblico legato alla gestione di questi aeroporti.
- La necessità di una riflessione sull’effettiva utilità di queste infrastrutture.
L’inchiesta invita quindi a una seria riflessione sull’organizzazione del sistema aeroportuale italiano e sull’opportunità di razionalizzare le risorse, concentrandole su scali realmente strategici e funzionali alle esigenze del Paese.