Angelo Sticchi Damiani: Il Samurai dell’ACI che Sfida il Governo

Angelo Sticchi Damiani non è un semplice presidente, è un’istituzione. Da 14 anni alla guida dell’ACI, il suo potere resiste alle intemperie politiche e ai tentativi di ridimensionamento da parte del governo. Mentre i governatori di lungo corso come Luca Zaia e Vincenzo De Luca sembrano dilettanti nel confronto, lui continua a dominare il suo campo. Rieletto lo scorso ottobre con il 90% dei voti, il suo quarto mandato si estenderà fino al 2028.

Eppure, questa volta, il governo ha provato a metterlo alle strette. La Finanziaria ha tagliato 50 milioni di euro all’ACI e ha cercato di introdurre una norma nel Decreto Legge Emergenza per rimuoverlo. Ma Sticchi Damiani, come sempre, ha reagito. Ha affidato una consulenza legale da 57 mila euro per prepararsi a una battaglia giuridica contro Palazzo Chigi, dichiarando che senza quei fondi, l’ACI sarebbe stata costretta ad attivare contenziosi.

ACI vs Palazzo Chigi: La Battaglia sui Fondi

L’ACI, sotto la guida di Sticchi Damiani, è un colosso che gestisce non solo il sistema automobilistico italiano, ma anche l’Autodromo di Monza. E quando il governo ha tentato di decurtare i compensi dei vertici degli enti pubblici, abbassando il tetto massimo a 240 mila euro, l’ACI ha contestato la decisione. Fino a quel momento, l’ente aveva fissato la retribuzione del presidente e del segretario generale a 311 mila euro. La battaglia legale è durata mesi, ma la sentenza arrivata venerdì scorso ha dato ragione al governo: il limite resterà a 240 mila euro.

Ma Sticchi Damiani non si arrende mai. In un clima di tensione crescente, il governo ha cercato di rimuoverlo direttamente con l’articolo 7 del Dl Emergenza, che introduce nuove elezioni per gli enti pubblici sportivi e permette di nominare un commissario straordinario. L’obiettivo? Far fuori Sticchi Damiani e, al suo posto, insediare Geronimo La Russa, figlio di Ignazio La Russa e attuale presidente dell’ACI di Milano.

Il Gioco della Politica: Salvini e il Salvagente per Sticchi Damiani

Ma il samurai della rappresentanza ha giocato d’anticipo. Ha tessuto relazioni e lavorato dietro le quinte, trovando un alleato inaspettato proprio dentro al governo: Matteo Salvini. Il leader leghista, consapevole dell’importanza di un uomo come Sticchi Damiani, ha fatto pressione affinché non venisse sostituito. “Meglio lui che Geronimo La Russa alla guida dell’ACI”, sarebbe stato il ragionamento.

Allo stesso tempo, Antonio Tajani ha mantenuto una posizione ambigua, senza esporsi troppo, mentre all’interno di Fratelli d’Italia si apriva un dibattito: salvare o no Sticchi Damiani? Alcuni temono che l’articolo 7 venga modificato per consentirgli di restare. Altri, invece, pensano che la norma sia solo un’arma per esercitare pressione, senza reali conseguenze.

Il Potere di un Uomo Solo

Oltre a guidare l’ACI, Sticchi Damiani è anche presidente di Sara Assicurazioni (terzo mandato) e siede nel Consiglio del CONI. Un simbolo del potere trasversale che in Italia pochi riescono a mantenere così a lungo. La sua influenza arriva fino a Lecce, la sua città natale, dove il suo nome è legato a quello del presidente del Lecce Calcio e all’ex senatore comunista Giovanni Pellegrino. Anche il suo avvocato, Roberto Eustachio Sisto, è un pezzo grosso, figlio del sottosegretario alla Giustizia, di Forza Italia. Insomma, una rete di potere che gli ha permesso di sopravvivere a qualsiasi tentativo di rimozione.

Ma ora la sfida è più dura che mai. Il governo insisterà con il commissariamento o finirà per arrendersi, magari emendando l’articolo 7? A febbraio si capirà quale sarà il destino di Sticchi Damiani. Ma una cosa è certa: lui è il Tazio Nuvolari degli incarichi, il pilota che non molla mai. Perché, come cantava Lucio Dalla, “ha sempre un numero in più nel destino”.

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