Condannato ex ispettore di Polizia: peculato e abuso d’ufficio, dovrà risarcire il Ministero dell’Interno
Foggia – Un ex ispettore di polizia è stato condannato dalla Corte dei Conti della Puglia al pagamento di un risarcimento di 1.000 euro al Ministero dell’Interno per danno d’immagine, oltre alle spese di giudizio. La vicenda, iniziata nel 2018, riguarda l’illecita appropriazione di diverse armi da fuoco consegnate per la rottamazione e la loro successiva gestione fraudolenta. I fatti hanno evidenziato reati contro la pubblica amministrazione, tra cui peculato e abuso d’ufficio.
La scoperta delle irregolarità
Le indagini erano scaturite da anomalie emerse durante l’esame di un’istanza di revoca del divieto di possesso di armi. Gli agenti della Questura di Foggia, insospettiti, avevano ricostruito numerose movimentazioni anomale di armi riconducibili al collega. La segnalazione aveva avviato un’inchiesta interna, culminata con l’accertamento delle illecite appropriazioni.
Le armi coinvolte e le manovre fraudolente
Tra gli episodi accertati, l’ispettore, titolare di una licenza per collezione di armi, si era appropriato di:
- Un’arma consegnata per rottamazione, successivamente rivenduta.
- Una pistola e quattro fucili, alcuni di rilevanza storica, consegnati da un cittadino.
Per occultare i fatti, l’ex agente aveva falsificato le dichiarazioni di consegna e manipolato i dati del sistema SDI (Sistema d’Indagine). Inoltre, aveva acquistato una pistola da una ex guardia giurata oltre il termine consentito dalla normativa.
Il processo penale e le conseguenze disciplinari
Nel 2021, il Tribunale di Foggia aveva condannato l’ispettore a due anni di reclusione con rito abbreviato e all’interdizione temporanea dai pubblici uffici per cinque anni, poi ridotta a un anno e nove mesi. Il Questore aveva disposto la sospensione cautelare dal servizio e, successivamente, la sospensione di sei mesi.
La sentenza della Corte dei Conti
Il Ministero dell’Interno aveva richiesto un risarcimento per danno d’immagine pari a 7.000 euro. L’ex ispettore, ormai in pensione, aveva contestato la richiesta, sottolineando l’assenza di clamore mediatico e la mancata prova del valore culturale delle armi sottratte. La Corte dei Conti ha riconosciuto il danno all’immagine dell’amministrazione, sottolineando come la vicenda abbia compromesso la fiducia interna e la reputazione del Ministero. Tuttavia, ha ritenuto sproporzionata la richiesta risarcitoria, riducendo l’importo a 1.000 euro.
Implicazioni etiche e istituzionali
La vicenda rappresenta un grave vulnus all’immagine della Polizia di Stato, minando la fiducia nella sua missione di tutela della sicurezza e legalità. Nonostante l’assenza di diffusione mediatica, l’episodio ha avuto un impatto rilevante all’interno dell’organizzazione.
Il caso evidenzia la necessità di rafforzare i controlli interni e i meccanismi di trasparenza per prevenire abusi e garantire il rispetto dei principi etici da parte dei rappresentanti delle istituzioni.