Politica, clan e municipalizzate: il caso Amtab e le dichiarazioni del pentito De Santis

Le parole del pentito Nicola De Santis, pronunciate durante il processo Codice Interno, riaccendono i riflettori su una vicenda che intreccia politica, criminalità organizzata e gestione delle aziende municipalizzate a Bari. Le accuse, pur senza conseguenze penali, sollevano interrogativi inquietanti su un sistema che sembra aver sfruttato istituzioni pubbliche per favorire dinamiche clientelari.

La gestione delle municipalizzate come strumento politico

Secondo quanto dichiarato da De Santis, la gestione delle aziende municipalizzate, in questo caso l’Amtab (Azienda Mobilità e Trasporti Autobus Bari), sarebbe stata piegata a logiche di scambio politico e vantaggi personali. Il collaboratore di giustizia ha rivelato che nel concorso del 2008 per autisti Amtab, su cui la Procura di Bari ha condotto due indagini (poi archiviate), si sarebbe garantita l’assunzione di Massimo Parisi, fratello del boss del quartiere Japigia, grazie a un sistema truccato.

De Santis ha affermato che l’assunzione era “politica”, parte di un accordo volto a garantire sostegno elettorale. La promessa di lavoro avrebbe incentivato il clan Parisi a mobilitarsi per procurare voti nelle elezioni amministrative, contribuendo alla vittoria del sindaco Michele Emiliano e di Antonio Decaro, all’epoca assessore in lista.

Un sistema di voti e favori

La Procura, rappresentata dai pm Fabio Buquicchio e Marco D’Agostino, ha puntato a dimostrare come l’Amtab fosse utilizzata come “serbatoio” per favori politici. De Santis ha raccontato che prima del concorso Massimo Parisi era stato rassicurato: “Avrebbe superato il concorso perché c’era un codice a barre”. La motivazione? Il clan avrebbe contribuito alla campagna elettorale di Giorgio D’Amore, candidato presidente della circoscrizione Japigia-Torre a Mare, e a quella per il Comune.

Nonostante l’impegno della famiglia di De Santis e del clan Parisi, il pentito ha spiegato che non tutti i favori promessi si concretizzarono. Ad esempio, suo fratello fu escluso dal concorso nonostante avesse lavorato per anni con l’agenzia interinale. Questo, secondo De Santis, sarebbe avvenuto perché la sua famiglia decise di sostenere un candidato diverso da Decaro, ovvero Elio Sannicandro.

Archiviate le accuse contro Decaro

Sebbene le dichiarazioni di De Santis abbiano suscitato scalpore, va sottolineato che le indagini sul ruolo di Antonio Decaro sindaco di Bari, oggi europarlamentare , si sono concluse con un’archiviazione. Nessun elemento concreto ha confermato il coinvolgimento diretto dell’allora primo cittadino nelle dinamiche descritte. Tuttavia, le accuse restano un’ombra sulla politica locale, alimentando il dibattito sull’etica e sulle modalità di gestione delle istituzioni pubbliche.

Il legame tra politica e mondo criminale

Le dichiarazioni del collaboratore di giustizia mettono in evidenza la commistione tra politica e criminalità organizzata, un rapporto che sembra fondato su uno scambio di favori: voti in cambio di opportunità lavorative. Questo “mondo di mezzo”, rappresentato da figure come Massimo Parisi, formalmente incensurate ma ritenute vicine ai clan, agisce come ponte tra la legalità e l’illegalità, alimentando un sistema che mina la trasparenza e la meritocrazia.

Le parole di Nicola De Santis, benché non abbiano portato a risvolti penali, sollevano questioni fondamentali sulla vulnerabilità delle istituzioni pubbliche di fronte alle infiltrazioni criminali e alle pressioni politiche. Episodi come questi sottolineano l’urgenza di rafforzare i meccanismi di controllo e trasparenza, per evitare che aziende pubbliche come l’Amtab diventino strumenti di potere anziché risorse per la comunità. Il caso resta un monito sul pericolo rappresentato dalla commistione tra politica e criminalità, una realtà che, purtroppo, continua a riemergere nel tessuto socio-politico italiano.

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