Scossa nella sanità privata pugliese: interdittiva antimafia alla “San Giovanni di Dio”

La prefettura di Foggia, ha emanato una interdizione a completamento di quelle precedenti chiudendo il ciclo.La prefettura ha affrontato un problema di grande rilevanza, che nei mesi scorsi era stato trattato con precisone e determinazione. Questa è una eredità che Valiante lascia a Grieco. Nelle scorse ore, Valiante ha firmato il suo ultimo provvedimento, che rappresenta un vero terremoto nel settore sanitario privato della regione: un’interdittiva antimafia emessa contro la cooperativa sociale “San Giovanni di Dio”, di proprietà di Michele D’Alba.

L’accusa: infiltrazioni mafiose

La Prefettura di Foggia ha emesso l’interdittiva sulla base del rischio di condizionamento e infiltrazione da parte della criminalità organizzata locale. Questo provvedimento ha lo scopo di salvaguardare l’attività dal rischio di essere compromessa da possibili legami con ambienti mafiosi. La cooperativa sociale, attiva nel settore socio-sanitario con diversi centri in Puglia, rischia ora di perdere l’accesso ai contratti pubblici e potrebbe essere sottoposta a un’amministrazione giudiziaria prolungata.

Il contesto aziendale

Nell’organigramma dell’azienda figura come direttore generale Raffaele De Nittis, ex presidente del Manfredonia Calcio e genero di Michele D’Alba. Quest’ultimo è già noto per altre vicende giudiziarie: due interdittive hanno colpito altre realtà del gruppo, la “Tre Fiammelle” e la “Lavit spa” del figlio Lorenzo. Inoltre, D’Alba è attualmente imputato per favoreggiamento della mafia foggiana, un’accusa avanzata dalla DDA di Bari.

Le accuse precedenti e il “patto del silenzio”

Tra gli elementi più gravi a carico di D’Alba vi è un presunto “patto di non parlare” con il clan Moretti. Secondo la Prefettura, tale accordo sarebbe stato stipulato tra Michele D’Alba, Raffaele De Nittis e Lorenzo D’Alba per non denunciare estorsioni subite, durante un incontro avvenuto nella sala d’attesa della Questura di Foggia.

Ripercussioni

Questa interdittiva rappresenta un colpo pesante non solo per la “San Giovanni di Dio”, ma anche per le centinaia di lavoratori impiegati nei suoi centri. La decisione della Prefettura riflette la volontà di ripulire il settore da eventuali legami con la criminalità, ma apre anche interrogativi sul futuro dei servizi socio-sanitari erogati dalla cooperativa.

Il nuovo prefetto Grieco ha dato un chiaro segnale di fermezza nella lotta contro le infiltrazioni mafiose. Tuttavia, il caso della “San Giovanni di Dio” non è un episodio isolato, ma si inserisce in un contesto più ampio di criticità che caratterizza il territorio. Le prossime mosse della Prefettura saranno decisive per determinare il destino di questa importante realtà sanitaria.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: