Crisi demografica e desertificazione commerciale: i rischi per il futuro del Sud e delle isole italiane

Negli ultimi anni, l’Italia ha affrontato sfide significative sul fronte economico e sociale, ma il Sud e le Isole sembrano destinati a pagare un prezzo più alto rispetto al resto del Paese. Sebbene l’uscita dalla crisi pandemica abbia mostrato segnali di ripresa simili a quelli registrati nel resto della nazione, la crescita economica di quest’area potrebbe rallentare già quest’anno. Tra i principali fattori vi è l’impatto dell’inflazione sui consumi, che riduce il potere d’acquisto delle famiglie, e il crescente fenomeno della fuga dei giovani, spesso laureati, alla ricerca di opportunità migliori altrove.

Crisi demografica: una bomba a orologeria

I problemi strutturali della natalità e dell’emigrazione giovanile stanno rapidamente trasformando il panorama sociale del Sud. La combinazione di un calo delle nascite e della fuga di competenze rischia di creare un vuoto generazionale che inciderà gravemente sullo sviluppo economico nei prossimi decenni. A questi si aggiunge una popolazione sempre più anziana, che pesa sui sistemi di welfare locali e riduce ulteriormente la capacità di innovazione e crescita.

La scomparsa dei negozi: un fenomeno nazionale

Parallelamente, un altro problema preoccupa le economie locali di tutto il Paese: la desertificazione commerciale. Nei primi tre mesi del 2024, sono scomparse quasi 10.000 attività commerciali al dettaglio, con una media di oltre quattro chiusure ogni ora. Questo trend è accompagnato da una crescita esponenziale degli acquisti online, che si stima aumenteranno del 13% nel 2024, portando il numero totale delle consegne a oltre 734 milioni di pacchi.

L’eCommerce, dominato da piattaforme internazionali, sta spostando quote di mercato e gettito fiscale fuori dal territorio italiano, aggravando le difficoltà del commercio locale. Dal 2014 a oggi, si calcola che il fisco italiano abbia perso oltre 5,2 miliardi di euro a causa della chiusura di attività commerciali, con una riduzione significativa delle entrate da Irpef, Imu e Tari.

Le regioni più colpite

Le regioni con un tessuto commerciale più sviluppato sono quelle che hanno registrato i saldi peggiori. La Campania è in cima alla lista, con un saldo negativo di 1.225 attività nel primo trimestre del 2024, seguita dalla Lombardia (-1.154) e dal Lazio (-1.063). A livello nazionale, il numero di negozi è diminuito del 14,3% dal 2012, con una media attuale di 12 imprese ogni mille abitanti.

L’impatto sul fisco e sulla società

La perdita dei negozi non solo svuota le strade e priva le comunità locali di servizi essenziali, ma erode anche la base imponibile per il fisco. Solo negli ultimi dieci anni, l’Italia ha visto la chiusura di oltre 92.000 imprese commerciali, con una perdita fiscale che ha colpito sia il fisco centrale che gli enti locali. Ad esempio, la sola Imu ha registrato un calo di 910 milioni di euro, mentre la Tari ha perso 660 milioni.

Una sfida per il futuro

Il fenomeno della desertificazione commerciale, unito alla crisi demografica, rappresenta una minaccia seria per la coesione economica e sociale del Paese, soprattutto per il Sud e le Isole. Politiche mirate per sostenere le piccole imprese, incentivare la natalità e trattenere i giovani laureati sono essenziali per invertire questa tendenza. Solo attraverso un approccio integrato e lungimirante si potrà garantire un futuro sostenibile per tutte le regioni italiane.

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