Basilicata-Potenza: Il Tribunale Lucano proscioglie il magistrato Pietro Errede da ogni accusa
Il giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Potenza ha disposto il non luogo a procedere nei confronti del magistrato Pietro Errede e della sua medica curante, la dottoressa Giulia Cusmano. Entrambi erano stati accusati di falsificazione di certificati medici per ottenere un permesso di allontanamento dall’abitazione del magistrato. La decisione segna una svolta in un caso che aveva suscitato notevole attenzione mediatica e istituzionale.
Le accuse e le indagini
L’inchiesta, avviata nell’ambito di un’indagine più ampia su presunti scambi di favori e irregolarità, sosteneva che il magistrato avesse ottenuto un permesso per cure termali a Santa Cesarea Terme basandosi su documentazione medica falsificata. In particolare, si ipotizzava che Errede avesse istigato la dottoressa Cusmano a rilasciare certificati non veritieri, attestando la necessità di terapie specifiche per una vecchia frattura.
L’accusa si basava principalmente su sospetti di abuso della posizione di Errede e sull’assenza, durante le indagini preliminari, di una verifica approfondita della documentazione medica a supporto delle richieste.
La difesa e la svolta nell’udienza preliminare
Durante l’udienza preliminare, la difesa del magistrato e della dottoressa Cusmano, rappresentata dagli avvocati Donatello Cimadomo (foro di Potenza) e Luigi ed Emma Covella (foro di Lecce), ha prodotto la documentazione sanitaria completa, non analizzata in precedenza dalla Procura.
Tale documentazione ha dimostrato in modo chiaro che le cure termali e i trattamenti richiesti erano effettivamente prescritti per la guarigione della frattura e quindi giustificati dal punto di vista medico. Di conseguenza, il giudice ha ritenuto insussistenti gli elementi necessari per sostenere l’accusa in giudizio e ha dichiarato il non luogo a procedere.
Le reazioni alla decisione
La sentenza ha provocato una serie di reazioni, sia da parte degli imputati che dell’opinione pubblica. Pietro Errede, attraverso i suoi legali, ha espresso forte critica nei confronti della Procura, accusandola di aver condotto l’indagine con pregiudizio e accanimento personale. Secondo i difensori, il caso rappresenterebbe un esempio di eccessivo zelo investigativo che, senza adeguati riscontri, ha rischiato di ledere la reputazione di un magistrato e di una professionista sanitaria.
Conclusione
Il proscioglimento di Pietro Errede e Giulia Cusmano pone fine a una vicenda giudiziaria controversa, sollevando interrogativi sul metodo investigativo adottato e sulla necessità di garantire maggiore approfondimento prima di avviare accuse di tale gravità. La decisione del Tribunale di Potenza riafferma, inoltre, l’importanza della presunzione di innocenza e della corretta valutazione delle prove in ogni fase processuale.