Foggia ricorda Giovanni Panunzio simbolo del coraggio contro la mafia
Esattamente trentadue anni fa, la sera del 6 novembre 1992, Giovanni Panunzio veniva assassinato brutalmente a bordo della sua Lancia Y10 amaranto. Un colpo vigliacco, in una Foggia che cercava di rialzare la testa di fronte all’oppressione mafiosa e che, quella notte, perse un uomo straordinario per il suo impegno e il suo coraggio. Panunzio, imprenditore edile, aveva scelto di non piegarsi al racket e di denunciare i suoi estorsori. Con la sua testimonianza, divenne un simbolo di quella città che ancora oggi, tra timori e resistenze, cerca di non arrendersi al potere della mafia.
Questa mattina, a Foggia, erano presenti autorità militari e civili , molti cittadini si sono riuniti per commemorare Panunzio nella piazza a lui intitolata. La sua figura, ormai divenuta icona di coraggio civile, continua a rappresentare un esempio di intransigenza e lotta contro l’illegalità. Alla cerimonia era presente il figlio Michele, che ha ricordato con amarezza come Foggia, pur tributando il giusto omaggio alla memoria del padre, fatichi ancora a esporsi contro la criminalità in modo aperto e senza timori.
Panunzio è stato un uomo comune, eppure straordinario. Aveva deciso di denunciare le pressioni del racket in un contesto difficile, dove la criminalità organizzata agiva con spietatezza e un controllo pervasivo. Dopo anni di minacce e pressioni, quella sera del 1992, Panunzio uscì dal consiglio comunale, dove si era discusso del nuovo piano regolatore, ignaro di essere sorvegliato dai suoi carnefici. Lo seguirono fino alla sua auto e lì, con violenza, misero fine alla sua vita. Il suo assassinio non fu solo una perdita umana e personale, ma un evento che scosse Foggia e l’intera Italia, portando finalmente all’attenzione pubblica l’estensione della mafia nella città.
Il sacrificio di Panunzio non fu vano. Proprio a seguito della sua morte, lo Stato cominciò a riconoscere la presenza di una mafia strutturata a Foggia, segnando una svolta nella lotta contro la criminalità organizzata in quella provincia. Nel tempo, il suo esempio ha ispirato altri a rompere il muro dell’omertà, ma il processo di cambiamento resta arduo. Come affermato dal figlio Michele durante la commemorazione, sebbene vi sia una crescente solidarietà e una memoria viva, manca ancora quella spinta collettiva e visibile, un coraggio pubblico che Panunzio incarnava in vita.
In un clima sociale in cui ancora molti faticano a denunciare, l’esempio di Giovanni Panunzio resta un monito e una speranza per una Foggia migliore. I cittadini e le istituzioni che si sono raccolti oggi in piazza hanno voluto rinnovare quel patto di memoria e di impegno civile. Stamani cerano molti ragazzi che hanno presenziato alla cerimonia dando un segnale tangibile alla società.La città si trova di fronte alla scelta di rendere vivo quell’esempio, trasformando il ricordo di Giovanni Panunzio in azioni concrete, e di unirsi nella lotta contro ogni forma di illegalità, consapevoli che il silenzio e l’indifferenza sono i primi alleati della criminalità.
Giovanni Panunzio pagò un prezzo altissimo, ma lasciò in eredità il coraggio di un uomo che credeva nella possibilità di un cambiamento. Sta ora alla città di Foggia raccogliere quel testimone e farsi promotrice di una rinascita etica e culturale.