Bari:Nomina come “consigliere esperto” sotto inchiesta presunti danni erariali e mancanza di requisiti
Un’indagine della Corte dei Conti sta esaminando la regolarità della nomina di Caterina “Titti” De Simone a consigliere esperto della Regione Puglia. Il contratto, assegnato nel 2015, riguarda un incarico specifico: il supporto alla “attuazione dei programmi di governo”, con particolare attenzione all’agenda di genere, alla riforma del terzo settore e alle politiche per il rientro in Puglia. Tuttavia, è emerso che De Simone potrebbe non possedere i requisiti previsti per tale incarico, una discrepanza che ha spinto la Corte dei Conti a ipotizzare un danno erariale di oltre mezzo milione di euro.
Requisiti mancanti e il ruolo di consulente esperto
Il conferimento di un incarico come “consigliere esperto” richiede specifiche competenze: oltre a un titolo di studio adeguato, è necessaria una comprovata esperienza nella materia oggetto di consulenza. Secondo la Procura della Corte dei Conti, guidata dal procuratore Carmela de Gennaro, nel curriculum di De Simone non sarebbero ravvisabili queste competenze, elemento che solleva dubbi sulla legittimità dell’incarico e sull’effettiva utilità dei servizi resi alla Regione.
Il ruolo della Corte dei Conti e l’ipotesi di danno erariale
A causa delle perplessità legate alla nomina di De Simone, la Corte dei Conti ha avviato un procedimento per accertare la regolarità dell’incarico e l’eventuale danno erariale. Questo danno, stimato in oltre 500.000 euro, riguarda le somme pagate nel tempo per un incarico che, secondo la Procura, sarebbe stato assegnato senza verificare i requisiti professionali necessari.
Il governatore Michele Emiliano, firmatario dei decreti di nomina, potrebbe essere chiamato a rispondere insieme ai suoi capi di gabinetto, Claudio Stefanazzi e Giuseppe Catalano. Nello specifico, è stato notificato a Emiliano e agli altri due funzionari un invito a dedurre, un atto con cui la Corte concede agli interessati 45 giorni per presentare le proprie controdeduzioni. Passato questo termine, la Procura deciderà se emettere un atto di citazione per avviare il processo.
L’inchiesta: tra documentazione riservata e trasparenza
Il caso De Simone ha avuto origine da alcuni articoli pubblicati dalla «Gazzetta» il 1° maggio e il 1° giugno 2024, in cui si denunciava la mancanza di documentazione pubblica sulle attività svolte dalla consigliera. La Regione, infatti, aveva inizialmente negato l’accesso agli atti richiesti dai giornalisti, definendoli “riservati”. Questa mancanza di trasparenza ha spinto la Corte dei Conti a intervenire per ottenere i documenti necessari a chiarire l’effettivo contributo professionale della consulente.
Dopo un primo rifiuto degli uffici regionali, la Corte ha imposto a luglio la consegna di una lista precisa di documenti, come eventuali “pareri” e “relazioni” preparate da De Simone durante il suo mandato. Questa documentazione è ora al centro delle indagini della Procura, che mira a verificare se il lavoro svolto dalla consulente corrisponda effettivamente agli incarichi per cui è stata retribuita.
Implicazioni e possibili conseguenze
L’inchiesta potrebbe avere conseguenze importanti, sia sul piano legale che politico. Il caso potrebbe portare alla revisione delle modalità di assegnazione degli incarichi di consulenza nelle amministrazioni pubbliche, dove i requisiti di professionalità e trasparenza sono essenziali per evitare l’uso improprio di fondi pubblici. Se l’accusa dovesse procedere, si creerebbe un precedente rilevante in materia di responsabilità amministrativa e trasparenza nella pubblica amministrazione.
Questo caso solleva interrogativi sull’efficacia delle procedure di nomina e sulla vigilanza degli organi pubblici, richiamando l’attenzione su un tema particolarmente delicato: la necessità di garantire che ogni incarico pubblico venga affidato a figure realmente qualificate e che ogni spesa di denaro pubblico sia giustificata e documentata.