Mercato clandestino dei dati riservati milioni di euro, accessi abusivi e intrecci tra criminalità, imprese e istituzioni
L’indagine della Direzione distrettuale antimafia (DDA) di Milano ha svelato una fitta rete di traffico illegale di informazioni riservate. Questo mercato clandestino, con un giro d’affari stimato in milioni di euro, è basato su accessi abusivi a database teoricamente impenetrabili e coinvolge sia figure istituzionali sia imprenditori. Il sistema illecito si estende dalle forze dell’ordine e dagli esperti informatici, che fornivano l’accesso ai dati, fino a professionisti e manager, beneficiari delle informazioni. Nei giorni scorsi l’inchiesta ha portato a quattro arresti, due sospensioni dal servizio e oltre 60 indagati, accusati di reati come associazione a delinquere, intercettazioni illegali, corruzione e violazione del segreto d’ufficio.
Il cuore del sistema: la Equalize di Milano
Al centro del sistema di traffico di informazioni si trova la società di investigazione privata Equalize, situata a pochi passi dal Duomo di Milano. L’azienda è ora sotto sequestro e coinvolge figure di spicco, come Enrico Pazzali, presidente di Fondazione Fiera Milano e Carmine Gallo, ex poliziotto, finito agli arresti domiciliari. I dati ottenuti illegalmente provenivano da alcune delle principali banche dati nazionali: lo SDI (Sistema di Indagine) della Polizia, che contiene la storia penale dei cittadini italiani; il sistema Serpico dell’Agenzia delle Entrate, dove sono registrati i dati fiscali; il database dell’INPS per i dati previdenziali; l’ANPR (Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente), contenente le informazioni dei cittadini, e l’applicativo SOS (Segnalazioni di Operazioni Sospette).
Un fenomeno complesso e variegato
L’indagine ha evidenziato l’esistenza di quattro casi distinti di accesso illecito e commercio di dati riservati, tutti con il comune denominatore del mercato nero delle informazioni. Il primo caso si collega all’inchiesta condotta dalla Procura di Perugia sul luogotenente della Guardia di Finanza Pasquale Striano, in servizio presso la banca dati della Direzione Nazionale Antimafia. Striano, insieme all’ex PM Antonio Laudati, avrebbe scaricato oltre 200.000 atti riservati, tra cui documenti su conti e attività di personalità influenti del mondo della politica, dello spettacolo e dello sport.
Un altro episodio rilevante riguarda Carmelo Miano, un giovane hacker siciliano di 24 anni, arrestato a Roma dalla Polizia Postale. L’hacker avrebbe avuto accesso all’intero database del Ministero della Giustizia, riuscendo a ottenere le password di 46 magistrati di diverse procure italiane. Secondo quanto dichiarato dal suo legale, Gioacchino Genchi, Miano ha operato da solo e il suo obiettivo era dimostrare le vulnerabilità dei sistemi informatici governativi, anziché causare danni diretti. Nonostante ciò, il giovane hacker sarebbe riuscito a guadagnare milioni di euro tramite il commercio di criptovalute, senza mai spostarsi dalla sua abitazione nel quartiere Garbatella di Roma.
Il caso Coviello e la violazione dei conti correnti bancari
Un ulteriore episodio che ha destato particolare preoccupazione coinvolge Vincenzo Coviello, ex funzionario di banca presso Intesa Sanpaolo. Coviello avrebbe effettuato accessi abusivi ai conti di migliaia di clienti, tra cui figure politiche di alto profilo come la premier Giorgia Meloni e alcuni ministri. Gli accessi illeciti, che si sarebbero protratti dal febbraio 2022 all’aprile 2024, sono stati effettuati dalla filiale di Bisceglie. Il caso ha sollevato importanti interrogativi sulla sicurezza dei dati bancari e sui protocolli di accesso e controllo interni alle istituzioni finanziarie.
Implicazioni e prospettive future
La portata di questi episodi di violazione dei dati personali evidenzia una fragilità strutturale nei sistemi di sicurezza italiani, sia pubblici che privati. Mentre il governo studia nuove soluzioni per arginare il fenomeno degli accessi abusivi, l’indagine di Milano ha messo in luce come esista una vera e propria “economia dei segreti”, in cui informazioni protette vengono trattate come merce di scambio e vendute a caro prezzo. La facilità con cui questi dati vengono trafugati ha sollevato preoccupazioni tra i cittadini e le istituzioni, spingendo a riflettere su nuove misure di tutela della privacy.
Questo caso, pur rappresentando una delle indagini più vaste sul traffico di dati sensibili, è solo la punta dell’iceberg di un sistema più esteso che coinvolge diverse categorie sociali e professionali. La trasparenza nei processi giudiziari, la cooperazione tra autorità nazionali e internazionali e il rafforzamento delle infrastrutture digitali rimangono passi essenziali per prevenire episodi futuri e proteggere la riservatezza dei cittadini in un’epoca sempre più connessa e vulnerabile.