Bari:Michele D’Alba rinviato a giudizio per favoreggiamento alla criminalità organizzata il processo si terrà a Foggia

L’imprenditore manfredoniano Michele D’Alba, titolare di due grosse società, si trova al centro di un’importante inchiesta giudiziaria. Il Giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Bari, nella seduta di venerdì scorso, ha deciso di rinviare a giudizio D’Alba, con l’accusa di favoreggiamento aggravato alla criminalità organizzata, rinviando però il processo a Foggia. Il procedimento si svolgerà in dibattimento, anziché con rito abbreviato, il che implica che ulteriori dettagli e prove emergeranno durante le udienze. L’accusa è stata formulata dalla Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) di Bari, in collaborazione con la Squadra Mobile di Foggia e sotto la supervisione del pubblico ministero Bruna Manganelli.

Le accuse di favoreggiamento e omessa denuncia

Secondo l’accusa, Michele D’Alba sarebbe colpevole di aver favorito alcuni esponenti della “Società Foggiana”, potente organizzazione criminale locale, omettendo di denunciare le estorsioni a cui era sottoposto. In particolare, la DDA sostiene che D’Alba, invece di denunciare alle autorità competenti, avrebbe accettato di pagare somme di denaro alla mafia locale, in cambio di protezione, dal 2017 al 2020. Le accuse sono state ulteriormente corroborate dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Giuseppe Francavilla, che ha confermato il pagamento di queste somme da parte dell’imprenditore.

Le indagini e le prove

Le indagini condotte dalla magistratura si basano su intercettazioni ambientali che hanno coinvolto presunti affiliati ai clan mafiosi della Società Foggiana. Queste intercettazioni hanno rivelato le modalità con cui i criminali si facevano pagare da diversi imprenditori locali, tra cui proprio Michele D’Alba. Le prove acquisite includono anche le testimonianze di collaboratori di giustizia, ex membri della malavita, che hanno confermato la pressione estorsiva esercitata dai clan sull’imprenditore.

D’Alba, all’epoca dei fatti, era titolare dell’impresa di pulizie “Tre Fiammelle”, già colpita da un’interdittiva antimafia emessa dalla Prefettura di Foggia. Questo provvedimento, oltre a sospendere l’azienda dagli appalti pubblici, ha contribuito a far emergere un sistema diffuso di infiltrazione mafiosa nell’economia legale della città.

La difesa di D’Alba

D’Alba ha sempre respinto con fermezza le accuse di essere stato sottoposto a estorsione e ha negato qualsiasi collusione con la criminalità organizzata. Tuttavia, la gravità delle accuse ha spinto il Comune di Foggia, insieme al Ministero dell’Interno e a quello della Giustizia, a costituirsi parte civile nel processo. Questo atto rappresenta una chiara volontà delle istituzioni di opporsi alle infiltrazioni mafiose e di difendere la legalità nel settore economico locale.

La “zona grigia” delle collusioni mafiose a Foggia

La posizione di D’Alba si aggrava ulteriormente con il coinvolgimento di un’altra sua azienda, la lavanderia industriale Lavit, anch’essa colpita da un’interdittiva antimafia. Questo caso, come molti altri emersi negli ultimi anni, mette in luce una “zona grigia” in cui l’economia legale e quella criminale si sovrappongono. La presenza di numerose interdittive antimafia dimostra come i clan foggiani riescano a esercitare un controllo capillare su molte attività economiche, imponendo il pagamento di estorsioni e alterando le dinamiche di mercato.

La rete di estorsioni imposta dalla criminalità organizzata non solo colpisce gli imprenditori che, sotto minaccia, pagano per la protezione mafiosa, ma anche l’intero tessuto economico della città, generando una distorsione della concorrenza e alimentando la corruzione. Le indagini su D’Alba, così come quelle su altre imprese coinvolte, rappresentano un tentativo di spezzare questo sistema di collusioni che affligge da tempo l’economia foggiana.

Il processo e le prospettive future

Con il rinvio a giudizio di D’Alba e lo spostamento del processo a Foggia, si apre una fase cruciale per le indagini sul rapporto tra criminalità organizzata ed economia legale. Le udienze offriranno ulteriori dettagli su come le mafie locali siano riuscite a infiltrarsi nel tessuto economico della città, e su come abbiano utilizzato le estorsioni per consolidare il loro potere.

Le istituzioni locali e nazionali seguiranno con attenzione l’evolversi del processo, che potrebbe segnare un passo importante nella lotta contro le mafie a Foggia e in tutta la Puglia. Le accuse contro Michele D’Alba rappresentano solo uno dei tanti casi che coinvolgono imprenditori e criminalità organizzata, ma il suo esito potrebbe diventare un esempio importante nella battaglia per ripristinare la legalità nel territorio.

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