San Severo(FG): Il vescovo «Celeste aveva già perdonato»

Durante l’omelia dei funerali di Celeste Palmieri, il vescovo Giuseppe Mengoli ha rivolto un profondo e toccante messaggio ai presenti, sottolineando il perdono come atto supremo di amore cristiano. «Siamo cristiani, siamo chiesa. E come chiesa abbiamo la prima grande responsabilità, che è quella di metterci accanto a chi sta soffrendo», ha affermato il vescovo, richiamando il ruolo di tutta la comunità nel condividere il dolore e nel sostenere chi vive momenti di difficoltà.

Nel suo discorso, il vescovo ha riflettuto sulla forza dell’amore cristiano, che non conosce fine, nemmeno di fronte alla tragedia: «Sappiamo come chiesa che l’amore non muore mai. La parola fine non esiste. Ed è legata a Gesù e alla sua presenza». Le parole di Monsignor Mengoli hanno toccato le corde più profonde dei cuori presenti, soprattutto quando ha posto una domanda cruciale: «Dov’è Dio?», una domanda che spesso emerge davanti a eventi tanto drammatici e incomprensibili.

La risposta del vescovo è stata una riflessione sulla presenza di Dio nel dolore umano: «La prima risposta è che Dio è in quella vittima innocente che vedete crocifissa. Pensate che il Signore ha preso quel posto anche per condividere con noi le situazioni più drammatiche. Non possiamo mettere sotto processo Dio. Perché il Signore si è fatto carne e si è messo accanto al più debole, all’ultimo». Questa prospettiva ha offerto una chiave di lettura spirituale e consolante per i familiari e i tanti partecipanti che ancora si interrogano su come una tragedia simile possa accadere.

Il vescovo ha poi rivelato un dettaglio significativo che ha colpito profondamente la comunità: «Io non ho avuto il piacere di conoscere Celeste. Ma stamani ho avuto la contezza di quello che voglio chiamare il testamento spirituale di Celeste». Mengoli ha parlato di come Celeste, nonostante le difficoltà della sua vita, avesse già perdonato. «La nostra sorella Celeste, vivendo già in situazioni non facili, aveva anticipato il perdono a chi eventualmente le avrebbe fatto del male. Lo aveva anticipato ai figli dicendo loro perdonate anche voi».

Questo gesto, descritto dal vescovo come «santità», ha colpito profondamente l’intera comunità. Il perdono anticipato di Celeste non è stato solo un atto di fede, ma un messaggio potente ai suoi figli e alla comunità, una testimonianza di un amore che va oltre il dolore, la violenza e la morte. «Sapete cosa è questa? È santità», ha concluso Mengoli, sottolineando come la capacità di perdonare, anche nelle situazioni più difficili, rappresenti la più alta forma di fede cristiana.

Le parole del vescovo sono state un invito a riflettere sul senso profondo del perdono, un atto che Celeste ha lasciato come eredità spirituale ai suoi figli e alla comunità. Questo perdono, espresso in un contesto di grande sofferenza, rappresenta un messaggio di speranza e di fede che può aiutare chi soffre a trovare pace e conforto anche nei momenti più bui.

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