Minacce a un carabiniere nel Gargano: un proiettile e una lettera di intimidazione dopo l’operazione “Mari e Monti”

Una grave intimidazione ha colpito un carabiniere in servizio in un comune del Gargano, segnalata tramite una lettera di minacce accompagnata da un proiettile di piccolo calibro. Il plico, consegnato a diversi destinatari tra cui la redazione della «Gazzetta», rappresenta un chiaro tentativo di intimidazione nei confronti del sottufficiale, impegnato in una delle zone più complesse della Puglia per la lotta alla criminalità organizzata.

La lettera, scritta al computer in caratteri stampatello, accusa il militare di presunti comportamenti scorretti sul luogo di lavoro e minaccia apertamente sia lui che i suoi colleghi dell’Arma: «Non ci arrendiamo fin quando non sparisce dalle nostre viste che è meglio» e «Dovete morire tutti», si legge nel messaggio.

Le minacce arrivano all’indomani di un’importante operazione della Direzione Distrettuale Antimafia (Dda) di Bari, denominata “Mari e Monti”, che ha smantellato il potente clan dei Montanari, una delle organizzazioni mafiose più radicate nel Gargano. L’operazione ha portato all’arresto di 37 persone, con accuse pesanti che vanno dall’associazione mafiosa al traffico di droga, fino a rapine ed estorsioni. La repressione del clan, noto per il suo controllo violento del territorio, ha evidentemente generato una reazione da parte di ambienti criminali legati al gruppo.

Il carabiniere destinatario della lettera è considerato un militare altamente capace e attivo, in una zona dove lo Stato combatte ogni giorno per contenere l’influenza della criminalità organizzata. Per questo, le minacce potrebbero essere un tentativo di delegittimazione o calunnia per allontanarlo da un incarico delicato, in un territorio che ha visto lo Stato ottenere significativi successi nella lotta contro i clan mafiosi.

Le autorità stanno esaminando il contenuto della lettera con estrema attenzione. Gli accertamenti in corso cercheranno di stabilire la provenienza del plico e identificare i responsabili di questo vile gesto, che rappresenta l’ennesima sfida lanciata contro le forze dell’ordine nella zona. Il clima di intimidazione nel Gargano continua ad essere una delle maggiori sfide per le istituzioni, impegnate a ripristinare la legalità in un’area dove la mafia locale ha spesso agito con ferocia e impunità.

Non è raro che, in seguito a operazioni di grande rilievo come quella condotta contro il clan dei Montanari, si registrino reazioni violente o intimidatorie da parte di gruppi criminali colpiti nelle loro attività. Tuttavia, questo episodio conferma che la pressione dello Stato sta disturbando il radicamento mafioso nella zona, portando le organizzazioni a rispondere con atti di intimidazione che non fermeranno l’azione delle forze dell’ordine.

Il tentativo di intimidazione, lungi dall’indebolire l’azione dello Stato, potrebbe rafforzare la determinazione delle autorità a proseguire nel loro impegno contro la criminalità organizzata, un impegno che la comunità garganica attende e sostiene, nella speranza di vedere finalmente ripristinata la legalità in un territorio troppo spesso segnato dalla violenza e dal potere dei clan.

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