Roma: Continua la saga delle presidenze delle Federazioni – il caso dell’A.C.I.
Il panorama delle Federazioni italiane è nuovamente al centro di una tempesta politica. Dopo le polemiche delle passate elezioni quadriennali, che hanno coinvolto l’ingegnere Angelo Sticchi Damiani e il suo ruolo di presidente dell’Automobile Club d’Italia (A.C.I.), il dibattito si riaccende in occasione delle recenti elezioni, a conferma di una saga che sembra senza fine.
Il 16 ottobre 2024, a Roma, si è verificato uno strappo senza precedenti tra l’A.C.I. e il Governo italiano. Durante l’assemblea dell’A.C.I., convocata per l’elezione del presidente per il quadriennio 2025-2028, Angelo Sticchi Damiani è stato riconfermato con oltre il 90% dei voti, nonostante le obiezioni del Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) e la presenza di dubbi sulla sua candidabilità.
Un’elezione contestata
Il MEF, durante l’assemblea, ha dichiarato che la nomina di Sticchi Damiani non poteva procedere a causa di una presunta incompatibilità legata a conflitti d’interesse. L’ingegnere, infatti, risulta coinvolto in alcune cariche all’interno di una compagnia assicurativa, circostanza che ha sollevato preoccupazioni all’interno del governo e in particolare presso il Ministero dei Beni Culturali, organo vigilante dell’A.C.I. Questi elementi non erano però nuovi: il Governo ne era a conoscenza da mesi, ma non aveva mai preso una posizione definitiva fino al giorno dell’elezione.
La tensione è esplosa quando il rappresentante del MEF ha preso la parola in assemblea, chiedendo di bloccare la procedura elettorale a causa dell’incandidabilità del presidente uscente. La reazione dei rappresentanti degli altri ministeri presenti è stata immediata: hanno abbandonato l’assemblea, tornando solo al termine dello scrutinio per registrare l’esito della votazione, che ha visto Sticchi Damiani riconfermato alla guida dell’A.C.I.
Un conflitto in evoluzione
La situazione getta un’ombra sull’autonomia dell’A.C.I. rispetto al Governo. L’Automobile Club d’Italia è un ente di grande rilevanza nazionale, con poteri e funzioni che vanno ben oltre il mondo dell’automobilismo. La questione della nomina del suo presidente, così come le controversie legate alle cariche che Sticchi Damiani riveste, mettono in luce un conflitto di potere che potrebbe avere conseguenze significative sia sul piano politico che istituzionale.
In particolare, la mancata ratifica della nomina da parte del Presidente della Repubblica, prevista dallo statuto dell’A.C.I., rappresenta un problema rilevante. Il conflitto d’interessi contestato a Sticchi Damiani è un tema centrale, soprattutto in vista delle elezioni del presidente del Comitato Olimpico Nazionale Italiano (CONI), in cui il ruolo dell’A.C.I. potrebbe avere un peso determinante.
Le implicazioni per il futuro dell’A.C.I.
La saga dell’A.C.I. potrebbe prolungarsi ulteriormente, con il rischio di una crisi istituzionale tra l’ente e il Governo italiano. La forte autonomia dell’Automobile Club d’Italia, sancita dal suo statuto, rende difficile l’intervento governativo diretto, ma la questione della legalità e dell’incompatibilità delle cariche potrebbe aprire la strada a futuri contenziosi.
Secondo lo statuto dell’A.C.I., l’assemblea chiamata a eleggere il presidente è costituita da una vasta rappresentanza di enti e istituzioni, tra cui il presidente dell’A.C.I. stesso, i presidenti degli Automobile Club regionali, rappresentanti dei ministeri, delle regioni e degli enti locali. La presenza di tali istituzioni rende la questione particolarmente delicata: la loro uscita dall’assemblea segnala una spaccatura netta, che non sarà facilmente sanata.
Le prospettive
Nonostante la riconferma elettorale, il futuro di Angelo Sticchi Damiani alla guida dell’A.C.I. rimane incerto. La sua figura, già al centro di numerose polemiche, potrebbe continuare a rappresentare un punto di tensione tra l’A.C.I. e il Governo, in particolare con il MEF e i ministeri coinvolti nella vigilanza.
In un momento in cui la politica sportiva italiana si prepara alle elezioni del CONI, il caso A.C.I. pone interrogativi importanti sul futuro della governance delle federazioni sportive e sui meccanismi di controllo e trasparenza all’interno di questi enti. La saga, tuttavia, è tutt’altro che conclusa.