Foggia:La guerra tra Piemontese e Nobiletti continua senza dare frutti positivi per la provincia

La recente presa di posizione del Partito Democratico (PD) in ambito provinciale, rappresentata dalle dichiarazioni di Pierpaolo d’Arienzo, ha acceso un dibattito su come gestire il rapporto politico-amministrativo all’interno delle istituzioni locali. La questione ruota attorno alla decisione del PD di non accettare deleghe all’interno del Consiglio provinciale, pur continuando a far parte della maggioranza.

Questo passaggio, pur amministrativamente legittimo, ha profonde implicazioni politiche. D’Arienzo ha chiarito che la scelta del PD non riguarda semplicemente l’attribuzione delle deleghe, ma riflette un malessere più ampio rispetto al modo in cui sono state gestite le relazioni interne alla maggioranza. In particolare, il rinnovo del Consiglio provinciale ha segnato un momento di rottura, evidenziato dalla formazione di una lista presidenziale che è stata percepita come una sorta di “mela del peccato” politico. Una decisione unilaterale che ha suscitato dissenso all’interno del partito, soprattutto perché assunta senza una concertazione collettiva.

Nella Provincia, riformata dalla Legge Delrio, le deleghe ai consiglieri hanno un valore strategico, rappresentando una modalità operativa che permette al presidente di avvalersi della collaborazione diretta degli eletti. Tuttavia, il PD ritiene che queste funzioni possano essere comunque esercitate da consiglieri non delegati. La critica principale, come affermato da d’Arienzo,portavoce di Piemontese ,non è tanto di natura amministrativa quanto politica: il presidente della Provincia, attraverso i suoi atti monocratici, senza consultare nessuno, accentra decisioni che, in una logica di coalizione, dovrebbero essere condivise.

In poche parole sta accadendo ciò che accadeva con Nicola Gatta che faceva tutti lui senza consultare nessuno,denunciata da Antonio Potenza sindaco di Apricena.La provincia oramai è diventata una macchina che produce posti,appalti,accordi politici ma sopratutto potere di acquisto politico.

La mancanza di momenti di confronto, come le riunioni di maggioranza, ha contribuito a creare questa frattura. D’Arienzo lamenta l’assenza di un vero dialogo sulle principali questioni provinciali, come l’aumento della Tefa, la tassa che grava sui rifiuti. Oramai i due schieramenti non si parlano più Piemontese e Nobiletti comunicano solo tramite interposte persone che non sono decisioni operative.

il PD dichiara :”Decisioni di questo calibro, avrebbero dovuto essere discusse con tutte le forze politiche coinvolte nella maggioranza, piuttosto che apprese dai giornali”. Questo atteggiamento, sottolinea d’Arienzo, evidenzia una mancanza di luoghi deputati al confronto politico, in cui discutere e pianificare le linee programmatiche comuni.

In risposta, il presidente Nobiletti, con una calma estrema, ha affermato che i “segnali” politici non lo convincono, preferendo un dialogo diretto.Questa dichiarazione non è altro che un un invito a Piemontese a parlare direttamente e non tramite altre persone. Tuttavia, d’Arienzo ha ribadito che la mancanza di momenti di discussione formale rende difficile costruire una collaborazione vera. Se il Partito Democratico deve continuare a far parte della maggioranza, ritiene necessario poter incidere sulle decisioni, in modo da rappresentare adeguatamente gli amministratori che lo hanno sostenuto.

Questa situazione solleva una domanda cruciale sul futuro del governo provinciale: può una maggioranza funzionare senza un reale coinvolgimento di tutte le sue componenti? La risposta, per il PD, sembra essere negativa. Anche senza deleghe, i consiglieri democratici continueranno a rappresentare i territori e a rispondere ai loro bisogni, ma chiedono un riconoscimento politico che vada oltre la semplice ratifica di decisioni prese altrove. In questo, si intravede una sfida che va oltre l’amministrazione locale, toccando il delicato equilibrio tra centralità e condivisione del potere all’interno delle coalizioni politiche.

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