Bari:La Procura Antimafia Contro il Controllo Giudiziario della Lavit,Un Caso Controverso
Il Procuratore Antimafia Roberto Rossi ha deciso di opporsi fermamente all’ordinanza del Tribunale di Bari che, lo scorso 10 settembre, ha disposto un controllo giudiziario di due anni per la società Lav.I.T. di Foggia. Questa decisione è stata presa dopo che la società era stata colpita da un’interdittiva antimafia, in seguito a presunti legami con la mafia foggiana da parte del suo ex amministratore unico, Michele D’Alba.
L’Impugnazione della Procura
La Procura di Bari ha impugnato l’ordinanza, chiedendone la revoca, motivando la sua opposizione con la “dimostrata stabilità del condizionamento mafioso” che colpirebbe la Lav.I.T. Secondo l’appello firmato da Rossi, il controllo giudiziario non sarebbe utile per la bonifica dell’impresa, almeno finché D’Alba rimane parte del gruppo aziendale.
Il Tribunale, in precedenza, aveva considerato praticabile un programma di bonifica, ritenendo che D’Alba avesse recentemente ceduto le sue quote al figlio Lorenzo e che non ci fossero evidenze sufficienti di collegamenti tra la società e la criminalità organizzata, che sarebbero stati occasionali.
Dichiarazioni Contrapposte
Le affermazioni del Tribunale si scontrano con quelle della Procura, che ha delineato un quadro ben diverso. Rossi ha messo in evidenza che l’infiltrazione mafiosa è “stabile, duraturo e strutturale”. D’Alba, secondo le indagini della DDA, avrebbe intrattenuto contatti non solo occasionali ma “periodici e continuativi” con esponenti di spicco della criminalità, sostenendo una relazione di “piena parità” piuttosto che una subalternità.
Accuse di Favoritismi
La DDA ha già richiesto il rinvio a giudizio per D’Alba per favoreggiamento aggravato nei confronti della batteria Moretti-Pellegrino-Lanza, un gruppo legato alla criminalità foggiana. Rossi sottolinea che la condotta dell’imprenditore denota una “piena condivisione” con un sistema di illegalità che garantisce reciproci benefici, caratterizzato da quella che viene definita “protezione” mafiosa.
La controversia attorno alla Lavit mette in luce le tensioni tra le istituzioni giudiziarie e le interpretazioni del fenomeno mafioso. Mentre il Tribunale di Bari ha mostrato una certa apertura verso un programma di bonifica, la Procura Antimafia è determinata a far valere le sue ragioni, convinta che il condizionamento mafioso sia un elemento strutturale e imprescindibile nella gestione dell’impresa. La questione rimane aperta, con importanti implicazioni per la lotta contro la mafia e la gestione delle aziende nel territorio foggiano.