Bari Tribunale: Processo “Baccus” requisitoria del PG e nuove richieste di condanna
Nel processo d’appello “Baccus”, in corso a Bari, il procuratore generale Pasquale De Luca ha richiesto complessivamente 10 anni e 6 mesi di condanna per due esponenti della criminalità organizzata foggiana: Cesare Antoniello e Vito Bruno Lanza, entrambi accusati di usura. Contestualmente, è stata avanzata la richiesta di assoluzione per Michele Carella, noto mafioso, dalle accuse di usura e associazione a delinquere. La prescrizione è stata chiesta per tre imputati, in quanto i reati risalgono al periodo 2009-2012, mentre per altri due imputati, Luigia Lanza e Pasquale Di Mattia, è stata sollecitata l’assoluzione.
La genesi dell’inchiesta e il blitz del 2012
Il processo “Baccus” prende il nome dall’omonima inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia (DDA), della Squadra Mobile e della Guardia di Finanza, che portò, l’11 giugno 2012, a un blitz con 24 arresti. L’inchiesta riguardava un vasto sistema di usura, tentata estorsione ai danni di imprenditori del settore vitivinicolo, e una maxi-frode fiscale ai danni dell’Erario e dell’Unione Europea. Nel 2012, la DDA aveva chiesto il rinvio a giudizio per 28 persone, accusate di 33 capi d’imputazione. Da allora, il processo si è suddiviso in due riti, abbreviato e ordinario, con un bilancio finora di 12 condanne, un patteggiamento, un’assoluzione, quattro prescrizioni e due non luogo a procedere per decesso degli imputati.
Le richieste del procuratore generale
Per Cesare Antoniello, 64 anni, detto “Cesarone”, il PG ha chiesto una condanna a 7 anni di reclusione per i reati di usura e tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso. Antoniello è stato accusato di aver partecipato al racket contro due imprenditori vitivinicoli, Francesco Battiante ed Ernesto Lops, che risultano sia vittime del reato di usura sia imputati nel secondo filone dell’inchiesta relativo alla maxi-frode.
Vito Bruno Lanza, 71 anni, soprannominato “u’ lepre”, ritenuto al vertice del clan Moretti/Pellegrino/Lanza, è accusato di usura, per il quale il PG ha chiesto una condanna a 3 anni e 6 mesi. Lanza è già detenuto per scontare una condanna a 8 anni nel processo “Decimazione” per associazione mafiosa.
Per Michele Carella, 82 anni, conosciuto come “Recchielonghe”, il procuratore generale ha chiesto l’assoluzione dalle accuse di usura e associazione per delinquere finalizzata alla frode fiscale. L’anziano boss sta scontando una pena di 10 anni e 9 mesi per mafia, estorsioni e reati legati alle armi, risultanti da un altro processo, “Corona”.
Le richieste di assoluzione sono state estese anche a Luigia Lanza, figlia di Vito, e Pasquale Di Mattia, entrambi accusati di concorso in usura. Per altri tre imputati, Teodosio Pafundi, Walter Cocozza e Alessandro Carniola, è stata chiesta la prescrizione per i reati di associazione per delinquere finalizzata alla frode.
Il modus operandi della frode
Il secondo filone dell’inchiesta riguarda una complessa operazione di frode ai danni dell’Erario e dell’Unione Europea. Secondo l’accusa, attraverso un sofisticato sistema di false fatture, veniva simulata la vendita di mosto da cantine vinicole della provincia di Foggia a una società di Ravenna. In realtà, il mosto non veniva mai consegnato, ma il denaro circolava tramite corrieri da Foggia a Ravenna. L’imprenditore di Ravenna pagava le fatture con bonifici, che includevano anche l’importo dell’Iva, permettendo così alla mafia foggiana di riciclare denaro e ottenere indebiti vantaggi fiscali.
Secondo le indagini di Polizia e Guardia di Finanza, questo sistema ha causato un’evasione fiscale di oltre 11 milioni di euro, un risparmio di imposte di 19 milioni e l’ottenimento illegittimo di contributi europei per 11 milioni di euro. La DDA ha descritto l’inchiesta “Baccus” come un chiaro esempio di come la mafia foggiana abbia fatto il salto di qualità, infiltrandosi in settori economici di espansione come quello vinicolo, agendo non più solo come organizzazione criminale, ma come un vero e proprio attore imprenditoriale.
La conclusione del processo
Il processo “Baccus” si avvia alla conclusione, con la sentenza prevista per il 19 dicembre 2023. Gli otto imputati restano tutti convinti della loro innocenza e sono difesi da un collegio di avvocati di spicco, tra cui Paola Tortorella, Antonello Genua, Carlo Mari e altri.
L’esito di questo lungo e complesso procedimento giudiziario sarà un ulteriore tassello nella lotta alla mafia foggiana, che negli ultimi anni ha mostrato una pericolosa capacità di adattamento e infiltrazione nel tessuto economico legale.